Questa storia di Mantova prima in classifica tra le città di medie, grandi dimensioni e la loro vivibilità non mi meraviglia. Per molti anni l’ho frequentata direttamente o attraverso le persone che ne hanno forgiato l’essenza. Uno per tutti, Gianni Usvardi, Sindaco storico, socialista, uomo di cultura e di sport, che fu con grande profitto Sottosegretario di Stato al Turismo e alla presidenza della Unione Interparlamentare Sportiva, dell’Associazione Italiana Cultura e Sport e del Coordinamento degli Enti di Promozione sportiva negli anni sessanta/settanta/ottanta. Questa capacità dalla Mantua etrusca e romana di proporsi come luogo di delizie, sotto tutti i profili, viene dalla nobiltà della sua origine, quella mitica secondo il suo figlio più amato, Publio Virgilio Marone, celebrata, come da lui stesso, dai versi di Dante, dalla splendida rinascenza voluta dai Gonzaga, dalla collocazione naturale, strategica al confluire delle acque del Garda per il tramite del Mincio, nell’amplesso con il Po. La mia opinione è che l’Italia per essere un insieme meraviglioso di realtà diverse, tutte con la propria storia e le loro peculiarità, non può e non deve pagare il prezzo di una gestione sciagurata, che non tiene conto della sua fragile bellezza, non soltanto estetica, ma intima, profonda nell’anima della sua gente, delle sue antichissime tradizioni. Approfitto della classifica “cinica” che pone all’ultimo posto la pitagorica Crotone per dire che la meraviglie della Magna Grecia meriterebbero ben altro, solo che ci fosse rispetto e la giusta cultura di governo. Mi dispiace, ma ho la sensazione che troppi preconcetti o vincoli demenziali, timidezze ed imbarazzi ingiustificati, scelte demagogiche spicciole finiscono per bruciare molti punti del nostro “PIL qualità”, di cui dovremmo essere più gelosi, più attenti custodi. Se riversiamo a man salva ovunque pattume, se consentiamo a indecifrabili writers di lordare con le bombolette ogni angolo del Bel Paese, mandando in tour le loro deturpanti schifezze su treni e metropolitane, se per rispettare parametri imposti da chi non ha una realtà complessa come la nostra, mandiamo in malora i presidi territoriali, ovvero i comuni, se spediamo rifugiati veri e finti ovunque ci siano albergatori interessati a fare cassa fuori stagione, se non poniamo termine al circolo perverso che ci pone di fatto nel ruolo di partner, complici nostro malgrado di un progetto criminale, che specula su milioni di poveri diavoli vittime degli “schiavisti” del Terzo Millennio, potremo pure festeggiare il Borgo più bello o la Città più vivibile di turno, ma sempre più distanti dal possibile fondamentale traguardo, dal raggiungimento di un legittimo giusto obiettivo, quello di tornare ad essere un Paese leader mondiale, guida per capacità d’intrapresa, di stile e di qualità della vita, senza se e senza ma, come era avvenuto anche in un recente passato, sino all’inizio degli anni novanta, quando però ad un “segnale” tutto è cambiato ed è iniziato il processo di un insopportabile degrado. Credo che lo spirito di appartenenza, la consapevolezza della nostra storia, la detenzione di risorse che contraddistinguono l’essenza della unicità italiana non debbano e non possano essere represse, mimetizzate tra i tanti sfregi che subiamo insulsamente, ma debbano invece divenire bandiera e usbergo. Si noi siamo diversi e migliori per natura e destino, anzi ci sentiamo tutti mantovani…