Vedere in azione Alex Zanardi mi fa pensare al un personaggio mitologico, ad un novello centauro, a Chirone, saggio uomo cavallo precettore di Achille, esperto in medicina e perché no Martina Caironi a Chira, pura creazione della fantasia di Alba Gonzales, scultrice, attenta alla reinterpretazione del mito. Quanto sta avvenendo a Rio, porta altri allori allo sport italiano e sottolinea il grande cambiamento in essere nel mondo dei diversamente abili che, attraverso lo sport, si sfilano dalla semplice condizione di disabili, come qualcosa di diverso e di più rispetto a quella dei normodotati, che scelgono di scendere in campo per passione e per salute. Sarebbe davvero straordinario non dover affrontare le barriere architettoniche e sociali che separano quotidianamente i portatori di handicap dalla normalità, ma ci dobbiamo invece accontentare di condividere lo straordinario successo dei ragazzi e delle ragazze del team azzurro espressione del movimento che fa capo a Luca Pancalli. In ogni caso, le affermazioni di Zanardi. Caironi, Porcellato Legnante, Podestà, Mazzone, Masini, Morlacchi, Bocciardo, Bebe Vio …, vanno ben al di la del risultato meramente sportivo, ma acquisiscono un valore straordinario sotto il profilo sociale. La disabilità non è un limite assoluto, ma meriterebbe molta più attenzione e rispetto di quanto non sia l’attuale stato dell’arte a livello culturale, istituzionale. Infine, un pensiero per l’esperienza olimpica e paralimpica di Rio, prossima alla conclusione: tante le questioni che si sono addensate intorno a questi appuntamenti, dai problemi interni al Brasile, ai sintomi di “guerra fredda” legati alle vicende globalizzate del doping, tanti i problemi emersi per il mondo dello sport e per il suo modo di rappresentarsi. Forse questo sarebbe il momento di aggiornarsi, ma il prossimo appuntamento a Tokio 2020 scandisce già il tempo e immaginiamo che non sarà certo all’insegna dell’umiltà e della sobrietà.
Ruggero Alcanterini