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RIFLESSIONI DEL DIRETTORE: ANDARE PER TETTI

Pensando agli umani e non a gatti o uccelli, avevo qualche dubbio sul significato preciso di “ANDARE PER TETTI”, tra il tentativo di raggiungere per vie traverse la persona amata, di vagabondare pericolosamente in preda al sonnambulismo, di andare a spazzare canne fumarie o violare l’ingresso di case a scopo di furto, di andare a fumare piuttosto che innaffiare le piante, stendere i panni, riparare l’antenna tv o ammirare il panorama, piuttosto che prendere la tintarella di nascosto, fingendo un vacanza ai tropici… E invece? Invece, ricorre il significato che in primis viene attribuito al proverbio popolare, ovvero quello di fuggire o di sfuggire, utilizzando una ultima estrema via di fuga, uno spazio tra la scomoda condizione terrena e il cielo, che da sempre rappresenta la salvezza. Francamente, non conosco e non voglio conoscere il motivo per cui Virginia Raggi era in conciliabolo sugli storici tetti del Campidoglio, piuttosto che nella sua stanza con esclusivo affaccio sui Fori Imperiali, ma di certo le immagini del Sindaco/a di Roma appollaiata tra ringhiere, gradini e tegole , sono ormai da tempo consegnate alla storia, hanno fatto il giro del mondo e hanno fatto di lei un personaggio unico tra tutti i primi cittadini della “Caput Mundi”, da Romolo ai nostri giorni. Un fatto unico, simbolico ed esclusivo, che ha fatto il paio con quello del figlio mostrato sullo scranno di Cesare all’atto dell’insediamento, come a dire, alla stregua di Cornelia madre dei Gracchi: “Questo è il mio gioiello!” Tutto il resto mi appare scontato e pleonastico, compresi i torcicollo della Procura e i mal di pancia del suo mentore Grillo. Virginia è Virginia è la sua storia passata, presente e futura si rappresenta emblematicamente in quei due semplici passaggi, da un aneddoto a un proverbio popolare.

Ruggero Alcanterini

 

 

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