Chi si tuffa per cercare l’oro nel profondo azzurro del mare o di una piscina, se l’acqua è verde, algosa, putrida come quella della vasca olimpica di Rio, allora, davvero si tratta di andarlo a trovare in fondo a un pozzo e non è assolutamente facile. Tania Cagnotto, figlia d’arte, dell’olimpionico Giorgio, ha prima recuperato l’argento in coppia con Francesca Dallapè e poi ieri il bronzo nella gara individuale da tre metri. Tutto questo a degna conclusione di una carriera prestigiosa e di una gara magistrale, impossibile andare oltre per Tania, di fronte alla insormontabile “muraglia” cinese. Per la medaglia d’argento He Zi è stata una giornata doppiamente speciale perché è stata protagonista di una “proposta di matrimonio” in mondovisione: il suo fidanzato si è inginocchiato per donarle un anello. Dopo alcuni momenti di commossa sorpresa, lei, come in tutte le favole a lieto fine, ha detto sì tra gli applausi del pubblico, nello stadio festante. E, naturalmente, tutti vissero felici e contenti! Di tuffi in Italia si cominciò a parlare nel 1895, cinque anni prima della fondazione della FIRN (Federazione Italiana Rari Nantes, che sarebbe poi diventata nel 1930 FIN – Federazione Italiana Nuoto) quando si venne a sapere che nella grande vasca di 100 metri per 25 dello Stabilimento Bagno di Diana a Milano la pratica sportiva più diffusa era quella dei “salti in acqua” dai trampolini dell’altezza di mt 1,20 e 3,50 o dalle terrazze di 6 metri. Nel 1896, nella prima competizione di cui si abbia notizia, si distinse per precisione ed eleganza, Ferdinando Bezzi, che vinse la medaglia d’oro. Nel 1900, la società Nettuno di Milano organizzò al Bagno di Diana il primo Campionato Assoluto con partecipazione esclusivamente milanese: Bezzi così divenne il primo campione italiano di tuffi, precedendo dai 6 metri Giovanni Colombo e Luigi Levati (capostipite di una titolata famiglia di tuffatori). Nell’agosto del 1905 a Parigi, in gare internazionali che passavano per “campionati del mondo”, vinse il tuffatore italiano Carlo Bonfanti, secondo Viglietti e a seguire tre francesi. Alle Olimpiadi non ufficiali del “decennale”, ad Atene del 1906, l’esordio degli italiani nella specialità ai Giochi: Bonfanti (tre volte vincitore) e Capra si cimentarono nel programma di nove tuffi: tre da 4 metri, tre da 8 e tre da 12. Nel 1919 i tuffi approdarono a Roma per merito della Romana Nuoto con alfieri Gaetano Lanzi e Raniero Pasqui. Dal 1922 al ’25. Luigi Cangiullo della SS Lazio Nuoto dominò la scena, partecipando alle Olimpiadi di Parigi e di Amsterdam . Le donne fecero il loro esordio nella specialità agli assoluti del 1926, in coincidenza con una prima dettagliata specifica delle prove per i campionati italiani ed europei. Trampolino 3 metri: sei tuffi obbligatori, quattro a scelta, quattro da sorteggiarsi. Gli obbligatori erano: ordinario avanti con rincorsa; salto mortale avanti senza rincorsa; colpo di piede alla luna, con rincorsa; ritornato; ordinario avanti, con mezza girata, con rincorsa. Tuffi alti: quattro tuffi obbligatori, quattro a scelta. Gli obbligatori erano: ritornato da 5 metri; salto mortale indietro da 5 metri; salto mortale e mezzo avanti, da 10 metri; colpo di piede alla luna con salto mortale, con rincorsa, da 10 metri. Ai Giochi Olimpici del 1936, a Berlino, le discipline dell’acqua erano rappresentate unicamente dai tre tuffatori di specialità: piattaforma con Carlo Dibiasi (decimo), Ferrero Mariannetti (diciassettesimo) e Franco Ferraris (ventiduesimo). I tricolori a Torino nel 1946 con la vittoria di Luciano Cozzi e Barberis segnarono il ritorno all’attività, dopo la seconda guerra mondiale. Nel 1947 ripresero anche le competizioni internazionali con gli “Europei” a Montecarlo, dove i nostri Ferraris, Cozzi e Petronio gareggiarono dalla piattaforma e dal trampolino. Luciano Cozzi, che ha dato il suo nome alla storica piscina di Milano è stato l’anello di congiunzione tra la vecchia e la nuova generazione dei tuffatori italiani. Carlo Dibiasi nel 1953 a 44 anni tornò con famiglia a Bolzano e riprende la cittadinanza italiana dopo essere stato tedesco e poi austriaco. Con l’arrivo nel 1958 da Karlsruhe del tecnico Horst Goerlitz si cominciarono a mettere le basi per la grande stagione – tuttora perdurante – di successi dei tuffatori italiani, che prese il via alle Olimpiadi di Tokyo del 1964, dove il non ancora diciassettenne Klaus Dibiasi conquistò la medaglia d’argento dalla piattaforma e il coetaneo Franco Cagnotto, detto Giorgio, disputò la finale del trampolino. Da qui partì l’epopea della coppia d’oro dei tuffi e dello sport italiano che tra Olimpiadi, Mondiali ed Europei, mettendo assieme 24 medaglie di diverso metallo: Klaus Dibiasi infila una straordinaria serie di medaglie d’oro dalla piattaforma: 1966 Europei di Utrecht; 1968 Olimpiadi di Mexico City; 1972 Olimpiadi di Monaco; 1973 Mondiali di Belgrado; 1974 Europei di Vienna; 1975 Mondiali di Calì; 1976 Olimpiadi di Montreal. Scesi dai trampolini e con la nuova veste di tecnici federali, Dibiasi e Cagnotto hanno dato continuità qualitativa alla scuola italiana dei tuffi con la stessa Tania Cagnotto, i fratelli Marconi, Dell’Uomo, Benedetti, Sacchin… Quindi, gli exploit di Tania Cagnotto, tre volte prima (dai 3 metri assieme alla Dallapè) agli europei di Torino 2009 così come seconda e terza (sempre con la Dallapè) ai mondiali di Roma 2009, quindi, di trampolino in trampolino, sino a Rio per accumulare un bottino complessivo di primordine, con oltre 40 medaglie tra olimpiche, iridate e continentali.
Ruggero Alcanterini