17 giugno 2015
IN QUESTI ULTIMI GIORNI SIAMO STATI RAGGIUNTI DA NOTIZIE TRISTI, COME LA DIPARTITA DELL’INDIMENTICABILE SEBASTIANO MANNIRONI, NUORESE D’ACCIAIO, PRIMATISTA MONDIALE NELLO STRAPPO NEL 1958 CON 111 CHILI E MEDAGLIATO (BRONZO) AI XVII GIOCHI OLIMPICI DI ROMA. LUI ERA UN “PIUMA” SPETTACOLARE, TANTO POTENTE, QUANTO UMILE. UMILE COME LA SUA DISCIPLINA SPORTIVA, IL SOLLEVAMENTO PESI, CHE HA COSTITUITO UNO DEI PILASTRI DELLO SPORT MODERNO, DOVE LA FORZA E LA TECNICA NON SI TRADUCONO IN OFFESA FISICA DELL’AVVERSARIO, MA IN LEALE CONFRONTO INDIRETTO. CONFESSO CHE HO PENATO ALLA RICERCA DI UNA IMMAGINE CHE RAPPRESENTASSE DEGNAMENTE SEBASTIANO NEL PIENO DEL SUO VIGORE. LUI AVEVA DISPUTATO TRE OLIMPIADI (MELBOURNE, ROMA E TOKIO) . CAMPIONE D’EUROPA A VIENNA NEL 1961 E VICE IN ALTRE CINQUE EDIZIONI. DUE VOLTE VICE-CAMPIONE DEL MONDO, DUE VOLTE ORO AI GIOCHI DEL MEDITERRANEO E QUINDICI VOLTE CAMPIONE D’ITALIA. AL SUO STRAORDINARIO PALMARES, CHE LO INTRODUCE DIRETTAMENTE TRA GLI IPERBOREI DELLA “GLADIATORI WALK” A FORO ITALICO, VOGLIO AGGIUNGERE LE NOTE ESEMPLIFICATIVE DEL VALORE DI SEBASTIANO, STILATE DALL’AMICO, SUPER ESPERTO STORICO, LIVIO TOSCHI, DESCRIVENDO LA SUA GARA MEDAGLIATA AI GIOCHI DEL 1960 :Ho lasciato per ultimo il grande Mannironi, classificatosi terzo nei piuma con 352,5 kg alle spalle del sovietico Evgeni Minaev (372,5) e dell’americano Isaac Berger (362,5). Sebastiano, già detentore del record mondiale con 111 kg, ottenne la migliore prestazione nello strappo: fu primo ex aequo con Minaev (110 kg, record olimpico). Si presentarono in pedana 28 atleti di 25 nazioni, ma solo 22 conclusero la gara. La competizione, iniziata nel pomeriggio del 7 settembre, terminò alle 4 del mattino seguente.
Esaminiamo la progressione dei tre campioni nei singoli esercizi, che all’epoca erano distensione, strappo e slancio. Minaev: 120, 110, 142,5; Berger 117,5, 105, 140; Mannironi 107,5, 110, 135. Apparve evidente che già dopo la distensione Sebastiano aveva perso la sfida con i due fortissimi avversari, ma fu bravo a mantenere a distanza gli altri pretendenti al podio, quali il coreano Kim Hae e il nipponico Furuyama (ambedue sollevarono 345 kg). Non mancò, tuttavia, un finale da brivido per il sardo, che aveva fallito due volte i 140 kg nello slancio. Così lo descrisse Salvatore Gallo sulla rivista federale Atletica pesante:
«Kim fa caricare il bilanciere a 142,5 kg nell’ultima prova dello slancio. Se riesce a sollevarlo la medaglia di bronzo è sua perché si porterebbe alla pari con il nostro rappresentante, ma con un peso corporeo di 300 grammi inferiore. Il tentativo non riesce e Mannironi si aggiudica l’ambito premio tra il tripudio generale».