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Riceviamo e pubblichiamo: LegaAmbiente pulisce la spiaggia

LEGAMBIENTE PULISCE LA SPIAGGIA
Come ogni anno il circolo Legambiente Le Rondini di Anzio-Nettuno ha ripetuto l’azione dimostrativa di pulire una spiaggia del nostro litorale. Un gruppo di volontari, berretto e pettorina gialli, si è dato appuntamento di buon’ora sulla spiaggia dello stabilimento Marechiaro ed ha iniziato a raccogliere un po’ di tutto. Il lavoro non ha solo un valore pratico ma ha anche un risvolto statistico; infatti i volontari di Legambiente hanno effettuato il monitoraggio della spazzatura nell’ambito della campagna nazionale “beach litter” volta a conoscere quali sono i materiali che inquinano le nostre coste. “Secondo quanto riportato nella documentazione redatta da ISPRA, le attuali conoscenze a livello globale delle quantità, delle proprietà e degli impatti dei rifiuti marini sono lacunose, ad un livello definito “embrionale”, e devono essere approfondite in modo da «raccogliere dati di monitoraggio rilevanti per sviluppare i traguardi ambientali per il 2018”».
Secondo diversi studi, circa il 70% del spazzatura presente in mare affonda e circa il 15% resta in superficie. Questo significa che i risultati dei campionamenti effettuati sulle spiagge rappresentano solo la punta dell’iceberg di un problema ben più complesso.
Le conseguenze dei rifiuti marini
Sulla fauna – Alcune categorie di organismi marini sono particolarmente danneggiate dalla presenza di rifiuti nel mare. Tartarughe marine, uccelli e mammiferi marini possono restare intrappolati nelle reti da pesca e negli attrezzi di cattura professionale oppure morire per soffocamento dovuto all’ingestione accidentale di rifiuti (in particolare buste di plastica) scambiati per cibo.
Secondo gli studi, nel Mediterraneo occidentale, l’ingestione di rifiuti causa la morte nel 79,6% delle tartarughe marine.
Di rilevante importanza sono i frammenti più piccoli dei materiali (microlitter). In particolare le microplastiche, ingerite dagli organismi acquatici, sono la causa principale dell’introduzione di plastiche nel biota e, quindi, del disequilibrio della catena alimentare e dell’intero ecosistema marino.
Sull’economia – L’impatto economico considera, ad esempio, i danni meccanici alle imbarcazioni e alle attrezzature da pesca, allo stock ittico in termini sia quantitativi sia qualitativi, i costi necessari per la pulizia delle aree “discarica” ma anche le conseguenze sull’appeal turistico.
Sul turismo – Evidente, infine, l’impatto sul turismo, provocato anche dal decremento del valore estetico e dell’uso pubblico dell’ambiente che i rifiuti marini e spiaggiati comportano.”
Addetto stampa di Legambiente Anzio Nettuno

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