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Riccardo Muti e la rinascenza italica

Seguire il concerto di capodanno diretto per la quinta volta da Riccardo Muti con la Wiener Philarmoniker è per me equivalso ad una trasfusione di adrenalina pura, alla conferma che l’idea della “Rinascenza” non è una chimera, ma un obiettivo possibile ed ineludibile da raggiungere nel tempo più breve, purché ci si affidi ai buoni grandi maestri, portatori del prezioso DNA dell’arte italica. Muti non saliva sul podio della Sala Dorata da tredici anni e vi è tornato da trionfatore… Appena tre anni fa c’era stato lo strappo tra lo stesso Muti e il Teatro dell’Opera di Roma per l’inadeguatezza dell’intrapresa capitolina, cosa paradossale per la Capitale del Paese, patria del bel canto e matrice indiscussa della musica lirica nel mondo, che però incredibilmente difetta di adeguata educazione musicale nella scuola, salvo i conservatori. Dobbiamo riprenderci il posto che ci spetta e per farlo occorre il coraggio di chi governa, quello di considerare scelte ed investimenti per la cultura ed il turismo, quanto per lo sport , alla stregua del sostegno per la propria bandiera, del tricolore, quali straordinari promotori della nostra unicità, strategici per migliorare la qualità della nostra vita e per l’affermazione globale del nostro brand in campo internazionale.

Ruggero Alcanterini

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