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RESISTERE, RESISTERE, RESISTERE… BANDIERA BIANCA, BANDIERA BIANCA, BANDIERA BIANCA…

21 luglio 2016
– Della serie “Chi la fa l’aspetti!”… “Quando la cura è peggiore del male”… “Storta va deritta vene”… Mi viene il dubbio che quell’amiantifero “Resistere, resistere, resistere!” sia stato il frutto di una preoccupazione fuori luogo. Resistere con pervicacia a chi e a che cosa, se non al manifestarsi del legittimo primato del potere legislativo ed esecutivo, quello parlamentare e dei governi, degli eletti dai cittadini e cui la Costituzione conferiva e conferisce la responsabilità di fare e deliberare le leggi, di governare? L’ordine giudiziario ha il potere e il dovere di applicare le leggi in modo equo e di garantire i cittadini da ingiustizie nell’applicazione delle stesse. Quello che è accaduto dal 1988 in poi è sotto gli occhi di ognuno di noi. E’ storia in gran parte scritta nelle coscienze di chi per età ha memoria dei fatti e per la restante parte è in corso di riscrittura, come sta avvenendo per gli assassinii di Falcone e Borsellino. Bisogna avere il coraggio di uscire dal convenzionale, dal celebrativo di facciata, dall’opportunismo e cercare di capire come sono andate realmente le cose, senza sconti per nessuno. L’edificio Italia è in buona parte lesionato, a rischio di crolli, senza manutentori all’altezza del compito. Immaginate se il nostro ruolo politico internazionale fosse rimasto strategico, com’era quello con i partiti storici della vituperata “prima Repubblica”, spazzati via da un fenomeno unico nella nostra storia recente, da una azione indiscriminata dagli effetti radicali, sino alla cancellazione. Quel reiterato “resistere”, pronunciato in un contesto dalla massima importanza istituzionale, rappresentava un avviso ben chiaro per i naviganti ed era un veto di un ordinamento all’altro, rispetto ad ogni legittimo tentativo di riforma tesa ad evitare la catastrofe annunciata. Così, passare dagli “statisti” agli improvvisatori, agli opportunisti, agli illusionisti, ai banchieri ed agli stessi magistrati nelle “camere” e al Governo del Paese è stato ineluttabile, come la catarsi, con la somministrazione di placebo per una inesorabile lunga lenta agonia della collettività italica. Se stiamo peggio degli altri, nonostante le nostre straordinarie risorse e qualità, ci sarà pure una ragione. Di anni ne sono passati abbastanza per capire che soltanto l’Italia non è più rappresentata da partiti storici, ideatori e fondatori dell’Europa comunitaria. Indipendentemente dalle persone e dai fatti, su cui ci si continuerà a dividere per un bel pezzo, care ragazze e ragazzi, quelli che contano sono i risultati. Pensate che il nostro peso in politica estera, economica, di sviluppo industriale, sociale e demografico siano soddisfacenti, che il potere d’acquisto di pensioni e stipendi, il livello del risparmio, i sostegni per l’edilizia economica e popolare, lo stato dell’ambiente, del welfare, della sanità, la qualità dei trasporti e delle infrastrutture come autostrade, ferrovie e porti, il sostegno al turismo ed ai beni culturali, l’accesso al lavoro, l’istruzione siano cambiati in meglio o in peggio? Nonostante tutte le difficoltà del dopoguerra e delle pesanti interferenze da guerra fredda, compresi gli attentati “targati” a destra e a sinistra, la grave aggressione alla nostra sovranità e al primo tentativo di destabilizzazione con il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro già nel 1978, all’inizio degli anni novanta l’Italia aveva ancora la schiena dritta e poteva ambire a recitare un ruolo internazionale fondamentale in un momento decisivo, di cambiamento radicale, dopo la caduta del comunismo ed il non meno pericoloso sopravvenire delle lobbies economiche senza latitudine, fondate sui commerci di armi e petrolio. Altro che interessi scientifici per il progresso dell’umanità, altro che Luna. Pensate che oggi noi si sia in grado di avere peso nel precipitare della faida libica, piuttosto che sulla esplosiva situazione innescata nel Golfo Persico ? Nel frattempo, abbiamo archiviato da spettatori e gregari i disastri dell’Iraq e dell’Afganistan, le “primavere” d’Egitto e Tunisia, l’eliminazione di Saddam e Gheddafi, la guerra con i terroristi del partenogenetico Stato Islamico, la devastazione strategica della Siria, l’annichilimento dello Yemen, l’abbandono al caos della Somalia, l’impazzimento dei flussi migratori dall’Africa, la condanna alla sofferenza di intere comunità – come nel caso del Venezuela – bloccate dal sistema peloso delle sanzioni politiche, laddove pure esistono importanti presenze o interessi di matrice italica. E allora? Allora noi non contiamo più una cippa, come dimostrato anche nella crisi con l’India, che arrivò ad inibire i movimenti del nostro ambasciatore, quale ostaggio in cambio dei lagunari ancora in attesa di processo del tribunale internazionale. Dobbiamo accontentarci di beghe interne, di risse da cortile, mentre con l’anticiclone africano torna il caldo torrido, i migranti giungono alla spicciolata sul bagnasciuga, bagnanti tra i bagnanti, la cittadinanza snobba il reddito, le Regioni prendono cappello, le buche rifioriscono, la monnezza olezza e sul ponte sventola la bandiera bianca di Battiato memoria…
“Mister Tamburino non ho voglia di scherzare
Rimettiamoci la maglia i tempi stanno per cambiare
Siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro
Per fortuna il mio razzismo non mi fa guardare
Quei programmi demenziali con tribune elettorali
E avete voglia di mettervi profumi e deodoranti
Siete come sabbie mobili tirate giù uh
C’è chi si mette degli occhiali da sole
Per avere più carisma e sintomatico mistero
Uh com’è difficile restare padre quando i figli crescono e le mamme imbiancano
Quante squallide figure che attraversano il paese
Com’è misera la vita negli abusi di potere
Sul ponte sventola bandiera bianca
Sul ponte sventola bandiera bianca
Sul ponte sventola bandiera bianca
Sul ponte sventola bandiera bianca
A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata
A Vivaldi l’uva passa che mi dà più calorie
Uh com’è difficile restare calmi e indifferenti mentre tutti intorno fanno rumore
In quest’epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell’orrore
Ho sentito degli spari in una via del centro
Quante stupide galline che si azzuffano per niente
Minima immoralia
Minima immoralia
E sommersi soprattutto da immondizie musicali
Sul ponte sventola bandiera bianca…”
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