di Ruggero Alcanterini
E IL MUSEO DELLO SPORT? – Oggi, con un soprassalto di consapevolezza e sentimento di responsabilità, lancio una manciata di stimoli e provocazioni sul tema dello sport, che spero suscitino giuste e opportune riflessioni. Praticamente sul fronte, salvo le notizie dal mercato del calcio e le ambizioni artistiche di Cristiano Ronaldo, tutto tace. Per me non c’è da ridere e nemmeno scherzare, se non con il fuoco, vista la situazione di incertezza e possibile confusione, dopo le dimissioni motivate del vertice di Sport e Salute S.p.A., Rocco Sabelli. Ieri ho avuto l’opportunità di riflettere ad alta voce con chi senza nulla pretendere e puro amore del movimento e delle sue radici, quotidianamente s’impegna, lotta perché non vada in malora quel che rimane di una storia importante ed indispensabile, quella appunto del nostro sport, di cui pare non interessi affatto la sorte, a chi istituzionalmente se ne dovrebbe seriamente occupare. E ricordo che latita ancora il Museo Nazionale dello Sport Italiano, quello che potrebbe divenire attrattore di stima e turismo culturale internazionali, solo che lo si volesse. La realizzazione di quello che potrebbe divenire il “Louvre” dello sport mondiale, con tanti saluti agli altri, compreso il “sacrario” del CIO a Losanna, sarebbe assolutamente possibile proprio a Roma, orfana dei Giochi 2020 e 2024. Disponiamo di opere artistiche, di impianti millenari, di esempi d’architettura e reperti unici al mondo, di luoghi vocati, di memorie che diversamente rischiano il degrado e la distruzione anziché la valorizzazione. Dunque, la cultura dello sport come risorsa non soltanto educativa, ma economica. Pensate che il Museo del Barcellona Football Club, assolutamente degno ma limitato, batte per visitatori ogni altra struttura della Città che fu sede olimpica nel 1992. Ci vogliamo pensare? Vogliamo darci un ruolo che non sia solo contemplativo ed autoreferenziale, dipendente dagli esiti delle competizioni sul campo e fuori ?