Di Ruggero Alcanterini
IL PIANTO DELLE FONTANE – Si tratta di uno spunto irresistibile, seppure al limite dello scontato, dunque non posso trattenermi dal coinvolgervi. Come sapete, oggi la Sindaca Raggi annuncia l’elargizione alla Caritas del tesoro delle fontane romane e domani tutti noi dello sport saremo nel Salone d’Onore al Foro Italico per dar vita agli Stati Generali e in qualche modo per “piangere”, vuoi sul latte versato, vuoi su quello rimasto nel secchio del Governo con destinazione incerta. Tra gli interventori attesi non dovrebbe mancare uno molto determinato come il Presidente della FIGC, Gabriele Gravina che, oltre a innovare il mondo del calcio nei suoi fondamentali, non nasconde l’ambizione di riprendere quota in campo internazionale, indipendentemente dalle fortune agonistiche, ovvero candidando l’Italia all’organizzazione dei Campionato Europeo del 2028, come nel caso di Cortina 2026, grande occasione per rilanciare il patrimonio delle infrastrutture sportive e non soltanto. Ma perché mi rifaccio al pianto delle fontane? Perché ritrovo in entrambi i casi la metafora del latte perso, su cui ahimè piangere non garantisce l’esito. Diciamo che, appunto, occorrerebbe un atteggiamento fortemente propositivo, cosa che mi auguro accada per il movimento sportivo, domani, giusto in vista della monumentale Fontana della Sfera, in secca tra i mosaici sgretolati del Foro che fu di Mussolini. E allora? Allora val la pena di ricordare che fin dal 1966 venne varato il Piano Quinquennale di Programmazione Economica, che prevedeva la spesa di 32 miliardi di lire per lo sport e in particolare per aree e settori di sottosviluppo entro il 1970: già allora mancavano quattromila palestre nelle scuole elementari e settemila nelle medie. Il Piano non trovò applicazione pratica, mentre nasceva con Gianni Usvardi l’Unione Interparlamentare dello Sport e il CONI pubblicava il Libro Bianco di denuncia e di proposta. Quell’anno, antivigilia dei moti sessantottini, nascevano anche La Scuola Centrale dello Sport, creatura di Marcello Garroni e la Commissione Paritetica di Coordinamento tra CONI e Enti di Propaganda Sportiva, allora espressione diretta dei Partiti, come prodomi di una stagione pluridecennale di tentativi sistematicamente abortiti e ad oggi non conclusa. E le Fontane di Roma? Beh, le Fontane di Roma sono meritatamente tra le meraviglie del mondo e hanno assunto una ulteriore dimensione per il tramite di Ottorino Respighi, che in piena Guerra nel 1916 le rese sinfoniche nel millenario Mausoleo Augusteo, allora Teatro, raggiungendo l’apoteosi alla Scala , due anni dopo, per la magistrale riproposizione di Arturo Toscanini. Quelle Fontane e la moltitudine delle altre , distribuite tra i Sette Colli e le periferie, che riverberano luci e sentimenti, così variabili e vibranti, gioiose e rassegnate, meriterebbero loro stesse la destinazione di quel milione e mezzo d’euro donato ogni anno da visitatori ammirati. Sì, perché nel voler essere generosi con gli ultimi, non bisogna commettere l’errore di dimenticare i primi, ovvero quei monumenti di Roma che, come le sue straordinarie Fontane, sono divenuti nel tempo anch’essi marginalità , spesso degradati e abbandonati al vandalismo, isolati in aree di cui occorre recuperare controllo e sicurezza, come ad esempio capita per i grandi parchi ( Acquedotti, Villa Borghese, Villa Ada, Villa Pamphili, Gianicolo…) e per lo stesso Centro Storico, dove le testimonianze di tanta bellezza solida e liquida piangono della loro acqua inutilmente versata.