di Ruggero Alcanterini
MENNEA,VITTORI E LA FICTION
CARLO VITTORI AVEVA UN CARATTERE MOLTO PARTICOLARE E NON ERA FACILE DA TRATTARE, SPECIALMENTE QUANDO SI ENTRAVA NELLA SFERA DELLE SUE DIRETTE COMPETENZE. HA SCELTO DI ANDARSENE NEL MOMENTO IN CUI TUTTI FESTEGGIANO, PENSANDO AD UN ARRIVO, QUELLO DEL “REDENTORE”. MI INCHINO ALLA SUA COERENZA E ALLA SUA PERSEVERANZA, PENSANDO A QUANTO ABBIANO DOVUTO SOFFRIRE QUELLI CHE NON ERANO SINTONIZZATI SULLA SUA LUNGHEZZA D’ONDA, A COMINCIARE PROPRIO DA PIETRO MENNEA, DI CUI NON VOLEVA SAPERE, ACCETTANDOLO “OBTORTO COLLO”, PER IMPOSIZIONE PRESIDENZIALE, SOLTANTO DOPO GLI EUROPEI DI HELSINKI NEL 1971 E QUINDI TROPPO POCO TEMPO PRIMA DEI GIOCHI DI MONACO 1972. L’AVER CONDIVISO LA PUERILE FINZIONE DELLA FICTION SULLA “FRECCIA DEL SUD”, ERA STATA PER LUI L’ULTIMA OCCASIONE PERSA PER AMMETTERE CHE TUTTI POSSIAMO SBAGLIARE E CHE SE PIETRO NON FOSSE STATO IL MENNEA CAMPIONE DELL’IMPOSSIBILE, NOI QUEL FENOMENO UNICO IN NATURA NON LO AVREMMO MAI VISTO ESPRIMERSI OLTRE OGNI RAGIONEVOLE LIMITE E SINTETIZZO CON IL RECORD DEL MONDO A CITTA’ DEL MESSICO E LA VITTORIA OLIMPICA A MOSCA.
QUALCUNO PENSERA’ CHE IL MIO RAGIONAMENTO NON SIA IL PIU’ ADATTO PER LA CIRCOSTANZA E PER IL GIORNO IN CUI CADE, MA E’ SEMPRE PER UN ATTO DOVUTO NEI CONFRONTI DI CARLO, CHE NON RITENGO DI DOVERMI UNIRE PEDISSEQUAMENTE AL CORO DELLE PREFICHE…