PER L’EUROPA, LA MIGLIORE DIFESA
Eccoci serviti! Dunque, Trump si fa meraviglia dell’idea che l’Europa possa avere un suo esercito o meglio un suo sistema autonomo di difesa, evidentemente perché verrebbe ridimensionato il ruolo da sceriffo degli USA, ma anche perchè ne potrebbe risentire l’industria americana/multinazionale delle armi, piuttosto che il ruolo da protagonisti nella infinita diatriba est-ovest, piuttosto che in quello di pacificatori o di guerrafondai, in mancanza di competitor occidentali. Per questo, l’America è sempre in giro con le sue navi, sin dalla missione navale punitiva contro pirati libici nel 1815, la seconda “Guerra Barbaresca”, dopo quella di Pompeo nel 70 a.C. Del resto, se Macron, in occasione delle celebrazioni sull’Armistizio per la Seconda Guerra Mondiale ha pensato di enfatizzare la necessità di un ulteriore strumento comunitario, oltre l’EURO, la Commissione del taglia e cuci e il pleonastico Parlamento, cioè l’Esercito Europeo, ci sarà pure una ragione, posto che la vera partita potrebbe essere quella della difesa nell’area mediterranea, oggi di fatto sguarnita e alla mercé di ogni genere di scorribanda. Fronte sguarnito, salvo iniziative di singoli paesi, proprio a cominciare dalla stessa Francia , che con gli USA non esitarono, nel 2013, ad innescare il disastro di cui gli italiani non ultimi stanno ancora pagando le conseguenze. Certo che un vero esercito comunitario potrebbe essere una grande opportunità di svolta, la prima pietra di una costruzione federativa vera, da estendere con il concetto di pari diritti e pari doveri al lavoro, alla salute, allo studio, ai trasporti, al fisco, al welfare, agli stipendi e alle pensioni, allo sport, all’ambiente e così via, finendola con la filosofia dirimente dell’ognun per se e Dio per tutti. Certo che avvicinandosi le elezioni in un clima che preannuncia un possibile clamoroso ribaltone, i nodi cominciano ad arrivare al pettine, insieme però a minacce, ricatti e comportamenti ostativi mascherati dalla necessità di rigore. E allora? Allora se secondo l’esperienza proverbiale la migliore difesa è l’attacco, forse è giunto anche il momento di una comune politica estera che rifiuti i diktat che impongono sanzioni a destra e a manca, dalla Russia, alla Cina, all’Iran, come già capitato con danni irreparabili nei confronti dell’Iraq. Probabilmente ci vorrà ancora molto tempo prima di veder nascere gli Stati Uniti d’Europa, magari occorrerà allestire una comune Protezione Civile, prima ancora che l’esercito, ma, ripeto, occorre pensare seriamente al superamento di questa fase inconcludente dedicata unicamente all’usura e alla speculazione finanziaria a colpi di spread e di rating collegati, che gettano un’ombra sinistra e generano molti dubbi sulla storia condivisa negli ultimi trent’anni, dopo la caduta del Muro a Berlino.