Finalmente è stata svelata la data ufficiale del referendum costituzionale: il 4 dicembre 2016. La scelta dell’election day era stata al centro di un altro giallo. Inizialmente il premier aveva indicato ottobre come periodo possibile in cui fissare la chiamata alle urne, prima di optare per il mese di dicembre. Referendum costituzionale 2016: i pro e i contro – Votare Sì o votare No? Questo è il dilemma. Almeno per gli italiani che non hanno ancora preso posizione in vista del prossimo referendum costituzionale.
Un ottimo motivo, dunque, per analizzare le ragioni del Sì e quelle del No.
Referendum costituzionale: votare Sì o No? Data svelata
Finalmente è stata svelata la data ufficiale del referendum costituzionale: il 4 dicembre 2016. La scelta dell’election day era stata al centro di un altro giallo. Inizialmente il premier aveva indicato ottobre come periodo possibile in cui fissare la chiamata alle urne, prima di optare per il mese di dicembre.
L’approvazione definitiva del testo di legge sulla riforma costituzionale è avvenuta il 12 aprile, quando la Camera ha dato il suo via libera al testo con 361 voti a favore, 7 contrari e 2 astenuti.
Il 15 luglio sono scaduti i termini per la richiesta del referendum costituzionale, mentre l’8 agosto la Cassazione ha ammesso i quesiti sulla riforma della Carta, passando la palla al governo, che dopo l’ok della Suprema Corte ha 60 giorni per fissare la data del voto.
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Referendum costituzionale 2016: le ragioni del Sì e quelle del No
Il referendum costituzionale di novembre 2016 chiamerà gli italiani a dire Sì o No alla riforma della Costituzione proposta dal ministro Maria Elena Boschi e appoggiata dal governo Renzi. Come votare?
Il 2 maggio a Firenze ha preso ufficialmente il via la campagna di Renzi per il Sì al referendum costituzionale. “È un grandissimo bivio tra l’italia che dice Sì e quella che sa solo dire No”, ha più volte ribadito il premier.
Ma quali sono i contenuti della riforma costituzionale e su cosa sono chiamati a esprimersi gli elettori?
Di seguito elencheremo i motivi per cui votare Sì o No alla riforma Boschi-Renzi: un confronto schematico tra le argomentazioni avanzate da chi è a favore e da chi è contrario alla legge che potrebbe modificare alcuni punti chiave della nostra Carta costituzionale.
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Referendum costituzionale 2016: votare Sì o No?
Lo scontro tra il Sì e il No è trasversale e coinvolge tutti gli schieramenti politici e ideologici. Ovviamente il leader naturale del partito del Sì è Matteo Renzi, ma a predicare le ragioni della riforma costituzionale c’è anche l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale ha spiegato che “le due debolezze fatali della storia repubblicana sono stati la minorità dell’esecutivo e il bicameralismo perfetto”.
Contemporaneamente si sono delineati anche i comitati del No, presieduti da costituzionalisti ed esponenti delle opposizioni, i quali hanno definito la riforma costituzionale votata dalla maggioranza “l’anticamera di uno stravolgimento totale dei principi della nostra Costituzione e di una sorta di nuovo autoritarismo”.
Molti dubbi sono stati sollevati anche in merito al nuovo rapporto tra Stato centrale e regioni disegnato dalla nuova legge, che, secondo i costituzionalisti del No, non risolverebbe le criticità scaturite dalla riforma del 2001.
Riforma costituzionale 2016, Sì o No? Come funziona il voto
Il testo della riforma Boschi introduce diverse novità, tra cui l’abolizione del bicameralismo paritario e del Cnel, la riduzione del numero dei parlamentari, la modifica del quorum per l’elezione del presidente della Repubblica e l’aumento del numero delle firme necessarie per proporre una legge di iniziativa popolare.
Per questo tipo di referendum, chiamato anche confermativo o sospensivo, non è necessario il raggiungimento del quorum.
Diversamente dal referendum abrogativo – come quello di aprile sulle trivellazioni, per intenderci – vincerà l’opzione (Sì o No) che ha ottenuto la maggioranza dei consensi a prescindere dal numero di votanti.
Referendum costituzionale 2016: perché votare Sì
Per i sostenitori del Sì, tra cui troviamo non solo esponenti Pd ma anche docenti di Diritto e studiosi della Costituzione, la riforma Boschi rappresenta un salto di qualità per il sistema politico italiano e per il suo farraginoso processo legislativo, garantendo maggiore stabilità a un Paese che ha visto 63 governi susseguirsi negli ultimi 70 anni.
Le più note ragioni per votare Sì al referendum costituzionale di dicembre sono:
addio bicameralismo: si supera il famoso ping-pong tra Camera e Senato, con notevoli benefici in termini di tempo;
il fatto che solo la Camera sia chiamata a votare la fiducia al governo implica l’instaurazione di un rapporto di fiducia esclusivo con quest’ala del Parlamento;
la diminuzione del numero dei parlamentari e l’abolizione del Cnel produrrà notevoli risparmi;
grazie all’introduzione del referendum propositivo e alle modifiche sul quorum referendario migliora la qualità delle democrazia;
il Senato farà da “camera di compensazione” tra governo centrale e poteri locali, quindi diminuiranno i casi di contenzioso tra Stato e Regioni davanti la Corte costituzionale.
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Referendum costituzionale 2016: perché votare No
Tutte le ragioni anti-riforma sono dichiarate sul sito ufficiale del comitato del No. I motivi per cui, secondo gli esponenti del fronte del No, gli italiani dovrebbero opporsi all’approvazione del ddl Boschi-Renzi si possono riassumere nei seguenti punti:
si tratta di una riforma non legittima perché prodotta da un Parlamento eletto con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale. Inoltre, anche gli amministratori locali chiamati a comporre il nuovo Senato godrebbero dell’immunità parlamentare;
anziché superare il bicameralismo paritario, la riforma lo rende più confuso, creando conflitti di competenza tra Stato e Regioni e tra Camera e nuovo Senato;
la riforma non semplifica il processo di produzione delle leggi, ma lo complica: le norme che regolano il nuovo Senato, infatti, produrrebbero almeno 7 procedimenti legislativi differenti;
i costi della politica non vengono dimezzati: con la riforma si andrà a risparmiare solo il 20%;
l’ampliamento della partecipazione diretta dei cittadini comporterà l’obbligo di raggiungimento di 150mila firme (attualmente ne servono 50mila) per i disegni di legge di iniziativa popolare;
il combinato disposto riforma costituzionale-Italicum accentra il potere nella mani del governo, di un solo partito e di un solo leader.
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