“Il 17 aprile saremo chiamati alle urne per votare un referendum abrogativo proposto da 9 regioni italiane. Di informazioni ne stanno passando diverse ma sono poche i mezzi di informazione che le divulgano e la curiosità di farmi un’idea per poter esprime il mio vote è stata forte.” Queste le parole di Marco Screti, candidato consigliere comunale nella lista Città Futura con Verdolino Sindaco.
“La norma da abrogare sostanzialmente è gia stata ‘cancellata’, difatti dal 2013 nel mar Tirreno, nelle aree marine protette e nelle acque comprese entro le 12 miglia nautiche dalla costa non vengono più rilasciate concessioni. Quindi, chiederete, a cosa serve il referendum ?
Serve sostanzialmente ad impedire a quelle concessioni gia esistenti di ricevere proroghe per continuare la produzione fino ad esaurimento del giacimento.
A questo punto per rendere più chiara la situazione dobbiamo porci una domanda. Ma quante sono le concessioni oggi esistenti entro le 12 miglia ? e quando è prevista la loro scadenza ? e che contributo danno alla prodzione ?
Ad oggi la situazione (che trovate anche su wikipedia) sembra essere la seguente:
Abbiamo 9 concessioni con 39 piattaforme che hanno autorizzazioni scadute e con la richiesta di proroga gia perfezionata dai loro enti. Ci sono poi altre 17 concessioni in scadenza nel 2017 e che termineranno nel 2027.
In caso di vittoria dei “SI” leggo su diverse fonti che queste 9 concessioni scadute non potranno essere prorogate, ma io che non sono un legale mi chiedo: ‘se la richiesta di proroga è gia stata perfezionata dall’ente petrolifero siamo sicuri che l’abrogazione della norma avrà comunque effetto retroattivo ?.
Le ulteriori 17 concessioni invece continueranno di certo la loro attività fino al 2027.
Tanti numeri ma poi alla fine se volessimo esprime queste cifre in soldi, cosa rappresentano ?
Le 9 concessioni scadute che estraggono solo Gas Naturale, hanno prodotto nel 2015 circa l’1% del fabbisogno nazionale, mentre le ulteriori 17 hanno estratto tra Gas e Petrolio poco più del 2 % del fabbisogno.
Altra informazione che puo aiutarci è che le concessioni scadute stanno registrando un calo costante nella produzione e che l’attuale 1% della loro produzione potrebbe ridursi allo 0,80 annuo.
Esaminato lo scenario prettamente tecnico rimane quello ecologico dove se avete voglia di informazioni se ne trovano molte. In una breve sintesi, dove però vi invito veramente a documentarvi meglio, gli aspetti più a rischio sono il fatto che il mediterraneo è un mare chiuso e quindi il rischio di danno ambientale diventa elevato in caso di incidenti o malfunzionamenti e al fatto che comunque l’estrazione di greggio produce un accumulo di catrame nei fondali (parliamo di 30/40 milligrammi x m2).
Una considerazione che secondo me va fatta è che le attuali concessioni ci sono e resteranno produttivi fino al 2027. Alcuni studi affermano che se queste piattaforme cominciassero una produzione per soddisfare il fabbisogno nazionale avrebbero una vita non più lunga di 3 mesi e comunque la produzione è tendenzialmente in calo, e per ultimo non è detto che se una piattaforma viene fermata poi venga smantellata ridonando l’aspetto paesaggistico. Gli impedimenti oltre a quello dei costi sono spesso anche ambientali, difatti sono diverse le strutture oramai ferme da anni ma che per il particolare abitat che si è creato attorno alla struttura non vengono rimosse.”
Comunque qualunque sia il vostro punto di vista Città Futura vi invita il 17 aprile ad andare a votare!