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QUELLA ESSE IN PIU’… E LA “PORTA” DI RODIN

Domenica e lunedì si vota per il rinnovo dei Consigli e soprattutto dei Sindaci in 1.342 dei 7.904 Comuni del Bel Paese. I toni dei corni, delle trombe e dei tamburi hanno raggiunto toni alti, anche altissimi, ma non sempre intonati, spesso distonici per argomenti e soggetti non correlati, ma influenti negli algoritmi della politica e dei partiti, che ahimè hanno smarrito la diretta via da un bel pezzo, direi almeno dai tempi delle vangate giudiziarie subite negli anni novanta del secolo scorso. La pesantissima condanna emessa dal Tribunale di Locri a carico dell’ex primo cittadino di Riace, Mimmo Lucano, è esemplificativa della condizione di estrema vulnerabilità in cui ci si viene a trovare, una volta indossata la “fascia tricolore”. La decisione di scendere in campo, nel bene e nel male, deve essere avvertita come un atto di coraggio, sapendo che l’alternativa alla improbabile gloria, all’ipotetico onirico empireo della civile riconoscenza, esiste l’alternativa infernale, quella preconizzata da Dante, poi plasmata da Rodin nella Porta dell’Inferno.
Cari aspiranti Sindaci, basta aggiungere una lettera, quella benedetta “esse”, che diventa maiuscola per sottolinearne l’importanza, quella che fa diventare Sindaco l’indaco, per passare dal sesto all’intera gamma di colori, che fanno della luce solare lo spettro e della vita di un Sindaco l’inferno, piuttosto che il paradiso. Credo, dunque, che non a caso, nell’onorare Dante nei suoi 700 anni dalla dipartita, giusto il 5 di ottobre, all’indomani della vostra salita agli altari, magari sacrificali, si annunci l’esibizione dell’opera magna di Auguste Rodin, alle Scuderie del Quirinale, quale strepitosa sintesi di sofferenze creative e magistrale monumento alle masochistiche pulsioni con il celeberrimo “Pensatore”.
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