Seppur scritto e diretto nel 1941, bisogna ammettere che ‘’Quarto Potere’’ in originale ‘’Citizen Kane’’ sia ben oltre i tempi, sia infatti un acuto anticipatore della realtà estremamente connessa all’informazione.
Il film è una ricerca, un rompicapo delle reali origini dell’uomo del potere, che è appunto Charles Foster Kane che quasi sempre riesce ad essere l’uomo delle importanti decisioni, l’uomo che possiede persino l’amore seppur provi a negarlo, con un fare del tutto egocentrico, altezzoso e a tratti spregiudicato ci pone il mondo deviato dall’informazione, che lui stesso controlla.
Ma il film non è solo una critica del potere, anzi è forse un omaggio a questo, è il racconto di un uomo che vive e muore si influenzando la gente, ma che riesce ad andar oltre la stessa morte. Orson Welles in un imponente prova di recitazione ed una magistrale regia, mette a fuoco il complesso oltre alla cornice (quasi in maniera metaforica), si nasconde nella Xanadù tradotta Candalù dove è quasi irraggiungibile ai molti, ove il suo potere si manifesta, dove dunque si nasconde anche a se stesso. Nella città che aveva accolto ”Kubla Khan”, ”all’occhio umano smisurata”, per citare le parole di Samuel T. Coleridge, poeta romantico inglese, vi è un castello ed è immediato il richiamo al Castello di Herst o ”Cuesta Encantada” che lo stesso William Randolph Hearst, padre dello Yellow Journalism, si fece edificare nelle sue smanie di potere.
La pellicola ricerca, sulla base di una parola pronunciata in punto di morte, l’intero significato della vita di un uomo, si crede infatti erroneamente come ci si farà notare, come basti dare un significato ad un gesto, per riassumere l’intero complesso di modi, situazioni e vite quotidiane; ma noi sappiamo forse che non è così.
Rosabella (Rosebud in originale) pronunciata morendo, è la parola senza un apparente senso che qualcuno, pur non potendo ha sentito, Welles inizia il film facendo cadere infatti il complesso in errore, manifesto di un nuovo cinema che fa della finzione un potere. Il potere dell’informazione infatti prima di tutto deve avere qualcosa da dire e ovviamente se ve ne è il bisogno può anche inventare (basti pensare al De Niro della guerra d’Albania in ‘’Sesso e potere’’).
Cercare di conoscere un uomo parlando delle ricchezze, darà forse il significante della parola, lascerà a malapena il simbolo, ma brucerà per sempre il significato.
‘’Rosabella’’ infatti, inizia e chiude il film, spiegando contrariamente a come si discute nel film, che se si è in grado, basta anche una parola per fare notizia, i giornalisti che indagano sul significato di’’Rosabella’’ fanno proprio questo, e forse quella parola che è principio di tutto per Kane, fa si che anche da morto egli controlli l’informazione, ma i giornalisti che non conoscono la storia di un uomo che le storie le creava, si perdono nei significati impossibili, infinitamente piccoli, nel maestoso palazzo di Kane dove si provocava la notizia e dove però l’accesso sarà vietato per sempre a chi saprà solamente leggere i giornali, senza saper intendere tra le righe. Rosabella infatti è il rimorso di un uomo, che muore ricordandosi della sua vita, della sua ultima infanzia, divenuta per sempre polvere nera!
Mario Soldaini