Il Procuratore Generale della Corte di Appello di Venezia, Antonio Mura ha dichiarato “Processo da rifare”
Il Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Venezia, Antonio Mura, ha sostenuto le tesi dell’Avvocato Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto e difensore di tre parti civili, famigliari di tre ex Militari deceduti per mesotelioma, e dagli altri difensori di parte civile nello stesso processo (Marina Bis), ha impugnato la sentenza del Tribunale Penale di Padova, Giudice Dott. Chiara Ilaria Bitozzi, depositata il 15 aprile 2019, con la quale tutti gli imputati venivano assolti, da una parte con la formula “il fatto non sussiste”, adducendo che non si fosse raggiunta la prova in ordine alla certezza della diagnosi di mesotelioma e, per tre casi, con la formula “per non aver commesso il fatto”, ritenendo inesistente la legge scientifica del c.d. effetto acceleratore, in base alla quale ogni esposizione rileva quantomeno per l’abbreviazione dei tempi di latenza e, quindi, per l’anticipazione del decesso. Si tratta degli Alti Ufficiali della Marina Militare a cui il P.M. ha contestato, tra gli altri, il reato di omicidio colposo e lesioni colpose, per la morte e/o le infermità di numerosi appartenenti alla Marina Militare Italiana, esposti alle polveri di amianto, in assenza di cautele.
Marina Militare: risarcire le vittime e punire i colpevoli
Nel processo Marina Bis: la Procura Generale della Corte di Appello di Venezia, impugna la sentenza di assoluzione pronunciata dal Tribunale di Padova. Il Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, Bonanni: “sempre più determinato nella battaglia di legalità per assicurare giustizia ai familiari degli Ex Militari, vittime di uno Stato che non li ha tutelati”.
È il grido di battaglia dell’Avv. Ezio Bonanni, che per primo ha scoperchiato il vaso di pandora portando alla luce la conferma del fatto che anche all’interno delle forze armate e del comparto sicurezza, vi fosse presenza di amianto.
Il presidente ONA inoltre, è stato il primo ad aver sempre creduto nella possibilità di ottenere giustizia anche in sede penale e che ha avuto, nel corso dell’udienza di discussione del 17.12.2018, un duro scontro con la difesa degli imputati.
Ha infatti figurativamente indossato lo stesso scudo che rappresenta la propria associazione, più che la toga, difendendo a spada tratta le vittime amianto.
Queste tesi hanno trovato rituale conferma e sostegno nel Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Venezia, Dott. Antonio Mura, il quale ha rilevato la inattendibilità del consulente della difesa, Prof. Pira, di cui disconosce la totale valenza scientifica che invece gli ha attribuito il Tribunale di Padova.
Con riferimento, infatti, ai casi in cui sono state negate le diagnosi di mesotelioma, il Procuratore Generale fa riferimento a tutta la documentazione medica presente negli atti del dibattimento con necessità di una perizia, ai sensi dell’art. 507 c.p.p., come per altro richiesto ed auspicato nell’atto di appello a firma dell’Avv. Ezio Bonanni, il quale aveva già impugnato la sentenza assolutoria ai soli effetti civili, come è consentito alla parte civile costituita, ai sensi dell’art. 576 c.p.p.
Allo stesso modo, per quanto riguarda la causa di Caserta Tommaso, è stata negata la teoria dell’accelerazione indotta dalle successive esposizioni ad amianto, in netto palese contrasto con la sentenza della Corte di Cassazione, I processo, n. 3615/2016, proprio nel caso di Marina Militare.
Il Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Venezia, unitamente alle parti civili, ha sostenuto l’erroneità del ragionamento e delle considerazioni contenute nella sentenza assolutoria di I grado.
La strage di amianto nella Marina
L’utilizzo di amianto in Marina Militare, nelle unità navali e negli arsenali, ha provocato non meno di 570 mesoteliomi, che costituiscono la punta dell’iceberg delle patologie asbesto correlate (tra le quali ricomprendere il tumore del polmone, della laringe, degli altri organi del tratto gastrointestinale, oltre che le placche pleuriche, l’asbestosi).
In tutto alla Procura di Padova risultano segnalati 1101 casi di patologie asbesto correlate. Si attende, quindi, il processo di appello, “nella speranza che le vittime di questa strage trovino giustizia”.