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IL PETROLIO E LA FUGA DAI SENTIMENTI

17 SETTEMBRE 2019
– Francamente, sono stupito da come il ripetersi sistemico di fatti, che continuano a rovinare la vita dell’universo mondo, non susciti la rivolta dei sentimenti. L’umanità ha il diritto di difendersi, di esercitarne il dovere. Mi riferisco all’ennesima “crisi” legata al più bieco e cinico degli interessi, derivanti da una risorsa fossile destinata a condannarci ad un apparente progresso e benessere, premessa della dannazione eterna, il petrolio. Nel 1973 diventammo tutti podisti e ciclisti per via della crisi energetica determinata dall’OPEC, derivante dalla guerra del Kippur, risolta a favore di Israele, su attacco di Egitto e Siria. Nel 1990 la Guerra del Golfo fu scatenata dagli americani, dopo l’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq e nel 2011 francesi, inglesi ed americani fecero la festa a Muammar Gheddafi e adesso ci si accinge ad organizzare l’ennesima rovinosa ritorsione guerrafondaia, dopo l’attacco dei droni “yemeniti” all’oro nero saudita. Anche sorvolando sugli orrendi intermezzi terroristici di Al quaeda e ISIS, considerando che la plastica è figlia del petrolio e che oggi minaccia di stravolgere la catena alimentare e la nostra stessa essenza, che il Venezuela, pur ricco viene mantenuto alla soglia della povertà, limitando strategicamente la sua produzione, che l’alternativa atomica è peggiore del male e che l’energia rinnovabile viene tenuta volutamente in stand by, se ne deduce che la cupidigia degli orchi continua ad azionare una combinazione infernale, a diffondere senza remore la peste petrolifera, destinata a sospingere l’intera umanità nell’annichilimento, alla fuga estrema, quella dai sentimentI, dall’istinto di sopravvivenza.
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