A prescindere dal Referendum Trivellazioni e dal “caso” Tempa Rossa, mi chiedo che senso abbia insistere sul tema occupazionale e sul primato leguleio, che ci imporrebbe la sfida alla roulette russa soprattutto per il Mare Adriatico, che verrebbe orribilmente distrutto da un qualsivoglia incidente a piattaforme e torri petrolifere . Con buona pace degli sceicchi, delle “sette sorelle” e della buonanima di Enrico Mattei, l’energia fossile ha già fatto i suoi danni irreversibili al Pianeta ed io mi sarei aspettato una mobilitazione a favore dell’energia rinnovabile, piuttosto che la difesa disperata di una patetica reminiscenza della crisi petrolifera degli anni settanta. Peraltro, per la gioia di specula sul petrolio, il barile è calato ai minimi storici, ma petrolieri, fisco e accise non smettono di rincarare il lucro, lasciando ai consumatori le briciole dello sconto. In ogni caso, anche soltanto l’ipotesi di un incidente e il conseguente inquinamento del mare, nostro vero elemento di vita fisica ed economica, anche se si trattasse del giacimento più grande del mondo – anzichè della modesta quantità ipotizzata, quasi un vezzo per giustificare le istallazioni all’orizzonte – dovrebbe suggerire comportamenti responsabili e quindi la revoca di ogni concessione del genere, senza se e senza ma. Infine, il problema del lavoro per gli addetti e l’indotto nelle regioni del sud come la Basilicata che pagano effimeri benefici con la distruzione del territorio: si abbia il coraggio di rompere gli schemi ammuffiti del pezzo di pane in cambio di un esproprio di identità, perchè a tanto equivale questa idea di Tempa Rossa, come altre, che a suo tempo con il petrolchimico misero in ginocchio la naturale vocazione della Sardegna e di cui paghiamo ancora pegno. Sviluppiamo seriamente i settori del turismo e dei servizi, difendiamo con i denti l’ambiente e la salute: questo e soltanto questo è il nostro futuro…
Ruggero Alcanterini