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Pamela Prati a Chi: «dopo sei anni torno al GfVip. Sono stata vittima di pregiudizi e cattiverie»

Sul numero di Chi in edicola da mercoledì 7 settembre, Pamela Prati ufficializza la sua partecipazione in veste di concorrente al GfVip. Un ritorno, il suo, visto che aveva partecipato alla prima edizione del reality ed era uscita anzitempo con la celebre frase: “Mi chiamate un taxi, per favore?”. La showgirl da circa due anni non si vede in tv, dopo le polemiche per la truffa sentimentale di cui sarebbe stata vittima, il famoso “caso Mark Caltagirone”. «Il GfVip ti spinge a superare le inevitabili difficoltà e a provare ad andare d’accordo con tutti. Cercherò i miei spazi anche perché sono una signora, ho la mia età. Mi piacerebbe farmi degli amici anche nella Casa. Sono passati sei anni dalla mia prima partecipazione al GfVip, sono cambiata».

«Non so chi siano gli altri concorrenti, c’è segreto su tutto. Sarebbe bello vedere una storia d’amore fra due adulti, perché un adulto ha un vissuto, è più consapevole, ma deve valerne la pena. Se trovassi l’amore farei un bel regalo ad Alfonso (Signorini, ndr) per ringraziarlo». «Voglio un uomo con la “U” maiuscola perché si stanno estinguendo: nascono tanti maschi ma pochi diventano uomini. E io da 4-5 anni non provo l’emozione di innamorarmi (…). Il sesso? Mi manca abbracciare un uomo, perché il sesso è importante se hai un compagno e se c’è un sentimento profondo. Non è che non desideri fare l’amore, l’ho sempre fatto perché sono sempre stata innamorata, ma mi piacciono la dolcezza, gli abbracci, allungare il piede nel letto e trovare quello del mio uomo, appoggiarmi al suo petto. Ecco, se devo essere sincera, mi piace di più quello che viene prima e dopo il sesso».

Tornando alla burrasca scoppiata due anni fa la Prati, senza citarla direttamente, spiega: «Mi fanno tenerezza le persone che arrivano a farti del male, pensa che infelicità. Ho un giardino prezioso da coltivare, non mi importa di loro». «Sono stata vittima di pregiudizi e cattiverie fin da quando ero bambina. La gente pensa che un artista non abbia emozioni, che tutto gli sia dovuto. Che sia un privilegiato e che sia sicuro di sé nella vita come quando è su un palco o su un set. E, invece, è il contrario: quando scendi dal palco sei più vulnerabile. Molto dipende anche da come vieni dipinto, raccontato, da come le tue vicende vengono riportate. Perché, poi, veniamo giudicati da come certe nostre fragilità o debolezze vengono trattate».

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