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Da Ovidio a Panfilo, il rebus della vita

Oggi mi sento vicino al poeta delle Metamorfosi, Publio Ovidio Nasone, sulmonese come il mio antico amico Panfilo Pantaleo, grande ed appassionato dirigente AICS degli anni sessanta. Lui andava e veniva dalla Romania, aveva gemellato Sulmona con Costanza, dove Ovidio era stato confinato dall’Imperatore Augusto. Panfilo era innamorato della terra conquistata da Traiano ed amava ripetere: “Due popoli, una faccia”. Certo, Publio, ispiratore di sommi colleghi come Dante, Petrarca, Boccaccio, lo stesso Shakespeare e D’Annunzio, è volato tra gli “iperborei” giusto duemila anni fa e il buon Panfilo, dal DNA socialista, appassionato tessitore di sano associazionismo, fondatore del Rugby Sulmona ed eletto nel consiglio nazionale AICS al Congresso di Viareggio, nel 1969, lo ha raggiunto poi troppo presto, là tra le nebbie, ormai da qualche decennio… Che nostalgia delle fughe tra le montagne d’Abruzzo, di quel clima carico di temperanza e fiduciosa speranza, scaturenti da matrici così nobili. Cari amici, vi auguro il meglio del meglio per questi giorni di straordinario tepore… Io, tre anni fa ero con i “Tenores” di Bitti, qualche giorno fa al Centro Giulio Onesti, oggi in vacanza a casa mia. L’altro ieri, pescatore di sogni in quel di Fantasilandia. Infine, vi lascio proprio con gli straordinari versi di Publio Ovidio Nasone, quelli che in modo impareggiabile continuano ad immaginare, con enfasi elegiaca, la nostra misterica origine e la nostra ragion di vita, rebus non di meno appassionante…
« Natus homo est, sive hunc divino semine fecit
ille opifex rerum, mundi melioris origo,
sive recens tellus seductaque nuper ab alto
aethere cognati retinebat semina caeli,
quam satus Iapeto mixtam pluvialibus undis
finxit in effigiem moderantum cuncta deorum. »

 

Ruggero Alcanterini

Direttore responsabile de L’Eco del Litorale

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