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ONA . Vigile del fuoco ucciso dal mesotelioma da amianto.La famiglia chiede giustizia.

I Vigili del Fuoco, detti anche “angeli del soccorso”, continuano a segnalare all’Osservatorio Nazionale Amianto casi di morti sospette per malattie asbesto correlate.

Uno dei casi è quello del Sig. Stelio Groppazzi, vigile del fuoco che ha prestato servizio presso il Ministero dell’Interno – Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile di Trieste, dall’01.01.1956 al 31.08.1990.

L’Avv. Ezio Bonnani assiste i familiari, insieme all’Avv. Alberto Kostoris e all’Avv. Corrado Calacione, del Foro di Trieste. I tre hanno compiuto indagini e, per di più, hanno certificato che “presso questo Comando sono state disponibili, per l’attività di soccorso le seguenti attrezzature tecniche contenenti amianto: n. 14 tute di amianto, denominate “vestiti di amianto”, poste fuori uso con verbale n. 17 del 30.11.1982 e adeguatamente smaltite in data 19.04.1983; n. 10 tute …, n. 9 paia di guanti, n. 1 coperta e 1 paio di calzari. Tali attrezzature sono state poi poste fuori servizio secondo disposizioni Ministeriali, con decorrenze diverse, a partire dall’anno 1995 fino al 2002. Una parte del materiale è stato smaltito … 04.5.2006) mentre le restanti attrezzature, in attesa di essere state smaltite sono adeguatamente conservate in magazzino in appositi sacchi sigillati”, e per di più, il Sig. Groppazzi, ha svolto attività anche presso alcuni luoghi chiave, come per esempio cantieri navali ed altri stabilimenti presso i quali l’amianto veniva utilizzato come materia prima.

Il Sig. Stelio Groppazzi è morto per mesotelioma da amianto il 1 settembre del 2008. Ora a distanza di anni la famiglia chiede giustizia, per cui ha depositato una denuncia querela presso la Procura della Repubblica di Trieste.

Nel caso di rinvio a giudizio i familiari si costituiranno parte civile, nel frattempo è stato richiesto il riconoscimento di vittima del dovere.

“Purtroppo non è l’unico caso di mesotelioma tra i vigili del fuoco. Ciò perché questi sventurati venivano mandati allo sbaraglio ed esposti anche ad amianto ed altri cancerogeni, altrimenti non ci sarebbero tutti questi casi. L’Associazione ONA ha più volte chiesto una maggiore attenzione per la sicurezza dei Vigili del fuoco, ed ha interloquito direttamente con tale istituzione anche organizzando un convegno che si è svolto lo scorso 6 dicembre e di cui si possono consultare gli atti video sul sito istituzionale dell’Osservatorio Nazionale Amianto. Purtroppo, in quell’occasione, ci fu una disparità di vedute tra i medici dell’ONA e i vertici della sanità dei vigili del fuoco. Noi siamo del parere che ci debbano essere maggiori misure di sicurezza. Saremo in prima fila per sostenere le richieste risarcitorie della famiglia Groppazzi e delle altre vittime. Ho già lanciato l’allarme dell’amianto nelle macerie e questo ha portato a dover sollevare l’attenzione sulla sicurezza dei vigili e un’azione comune con alcune associazioni specifiche, come per esempio la USB”, dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.

Negli anni i danni provocati da amianto sono andati peggiorando. La sua presenza confermata all’interno delle attrezzature da lavoro è stata un dramma. Ho visto morire troppi colleghi, gente seria, lavoratori instancabili che hanno dato la vita, nel vero senso della parola, per il loro lavoro. Nonostante queste attrezzature siano state poste fuori servizio secondo le disposizioni Ministeriali, con decorrenze diverse, a partire dall’anno 1995 fino al 2002, conosco situazioni in cui l’utilizzo di questa maledetta sostanza si è prolungata ben oltre. Ma come si può lavorare così? E’ una vera e propria condanna a morte. Il problema principale è la mancanza di informazioni che noi vigili del fuoco siamo costretti a subire. Nessuno ci dice nulla, siamo solo obbligati ad obbedire e a rischiare la vita per salvare quella degli altri. Ma a noi chi ci salva? L’Amministrazione e le Istituzioni dovrebbero garantire una maggiore tutela. Manchiamo di un decreto Ministeriale interno che garantisca l’obbligo di sottoporci a screening, visite e controlli periodici per verificare il nostro stato di salute. L’ammalarsi qui viene visto come una vergogna perché rischi il posto di lavoro, ma qui in realtà chi è che dovrebbe vergognarsi? Se io mi ammalo, e per di più a causa dell’esposizione da amianto sul posto di lavoro, dovrei avere il diritto ad esser sostenuto, invece manca proprio la mentalità della medicina del lavoro. Per le istituzioni finché l’amianto non si sgretola non è pericoloso, ma che razza di tutela è questa? E’una continua bomba ad orologeria. E’ ora che l’Amministrazione si prenda le proprie responsabilità perché noi non abbiamo mai fatto una visita, uno screening, un controllo che attesti il nostro stato di salute. Quando accade un’emergenza noi siamo doppiamente colpiti, rischiamo per portare a termine il nostro dovere e rischiamo a causa dell’inadempienza di chi dovrebbe tutelarci”, dichiara Costantino Saporito, Coordinatore Nazionale USB Vigili del Fuoco.

Intervista alla Sig. Morena Groppazzi, figlia del Sig. Stelio, dipendente presso il Ministero dell’Interno – Dipartimento Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile di Trieste.

Sig.ra Morena ci racconti la storia di suo padre.

Mio padre è stato vigile del fuoco presso il Comando di Trieste, dal gennaio 1956 all’agosto del 1990, operando a più riprese nelle tragedie dei terremoti del Belice, del Friuli, della Basilicata, svolgendo il suo lavoro a bordo delle navi in tempi in cui non erano previste compagnie private di servizio anti – incendio. Mio padre ha lavorato con attrezzature contenenti amianto e in contesti che lo contenevano ed è deceduto nel 2008, all’età di 75 anni. Il nome di mio padre, nel Dicembre dello stesso anno del decesso, è stato inserito nel Registro Regionale dei soggetti esposti ad amianto per motivi professionali. Sono veramente tanto amareggiata. Come famiglia abbiamo fatto il possibile, veramente, ma non doveva andare così. Nonostante siano passati quasi 10 anni ancora faccio fatica a parlare di quanto accaduto senza che la rabbia prenda il sopravvento.

Cosa ricorda della malattia di suo padre?

Tutto è iniziato nel settembre del 2005 con un improvviso e repentino dimagrimento. Ricordo ancora perfettamente quando dovetti insistere affinché il medico di base, tra l’altro medico dei vigili del fuoco, affinché auscultasse mio padre perché era evidente che non stesse bene e che c’era qualcosa che non andava. Anche i risultati delle analisi del sangue confermavano questa mia preoccupazione, ma a quanto pare in quell’occasione vennero totalmente sottovalutati da chi di dovere. Quando gli venne diagnosticato il mesotelioma pleurico, in data 2006, avevo già capito perfettamente che mio padre, purtroppo, non avrebbe avuto chance e che era solo uno dei tanti. Lo stesso modulo, rilasciato dall’Ospedale di Cattinara certifica la patologia come “malattia professionale”. Allora mi chiedo, perché tanta ostinazione e superficialità?

Dal giorno del decesso ad oggi cosa è cambiato?

Tranne l’amarezza nulla. Io e la mia famiglia abbiamo bussato a tante porte ma solo in pochi si sono presi veramente la responsabilità di quello che è successo, dandoci informazioni utili per ottenere giustizia. Tra questi l’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, a cui recentemente ci siamo affidati. Purtroppo nessuno ci ridarà indietro mio padre e i tristi ricordi rimarranno indelebili. Tutti i tumori sono brutti, però certi, come quello che aveva mio padre, sono devastanti, sono ferite che ti porti dietro per anni. Vedere il proprio padre non riuscire a respirare e non poter fare nulla è terribile. Un forte dolore che oggi mi ritrovo a sopportare risiede nella totale assenza di solidarietà da parte dell’ambiente in cui mio padre ha lavorato per oltre 30 anni, per quel “corpo” dei vigili del fuoco al quale per tutta una vita si è dedicato e che non ha saputo prendersi le proprie responsabilità di fronte a quanto è accaduto. Io posso solo ribadire che come famiglia abbiamo fatto il possibile, ma i dubbi che gli altri avrebbero potuto fare di più restano…”

www.osservatorioamianto.com

 

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