18 OTTOBRE 2015
Danilo Callegari, 32enne della provincia di Pordenone, racconta la sua disavventura durante una competizione in Africa
“Ero solo quando un uomo con faccia poco raccomandabile e occhi ripieni di sangue mi ha passato in sella a una moto tornando indietro dopo cento metri. Ho deciso di infilarmi nei cespugli. Poco dopo ho visto due moto, una con lui e l’altra con altri due uomini armati di machete. Mi cercavano, non mi hanno trovato”. Danilo Callegari, 32enne di Bannia di Fiume Veneto racconta così, su Facebook, la disavventura che ha vissuto in Tanzania
L’episodio risale a pochi giorni fa ed è accaduto durante “Africa Extreme”, competizione che prevede all’inizio 50 chilometri di nuoto continuativo in oceano, con partenza da Zanzibar Town e arrivo a Bagamoyo, in Tanzania. Poi 1.150 chilometri di corsa endurance da Bagamoyo fino al Campo Base del Kilimanjaro. E infine la salita del monte stesso, senza campi intermedi.
Il racconto di Callegari – “Giornata complicata questa di oggi sia per quanto riguarda la sicurezza che per il mio stato di salute – racconta Callegari sul social network – Eravamo nel bel mezzo di una zona semi-montuosa con qualche villaggio disperso e tutto attorno savana e piante bruciate dal fuco dei locali per crearsi il carbone. Ho preso l’iniziativa di mandare avanti il fuoristrada con la squadra a bordo di 5 km per facilitare la mia mente a raggiungere il punto dato che fino a quel momento l’ho sempre avuto attaccato dietro”.
Ed ecco il momento dell’agguato: “Ero quindi solo, quando un uomo adulto con faccia poco raccomandabile e occhi ripieni di sangue, mi ha passato in sella ad una moto squadrandomi da testa a piedi, tornando indietro dopo soli cento metri, risquadrandomi in un modo che non mi era affatto piaciuto. Ecco quindi la mia decisione di togliere l’orologio dal polso e infilarmi dentro dei cespugli mimetizzandomi al meglio in attesa di un suo ritorno per concludere l’opera. E così è stato. Due moto una con lui e l’altra con altri due uomini armati di machete. Vedevo che mi cercavano ma non mi hanno beccato e se ne sono tornati indietro. Ho preferito rischiare l’incontro con un serpente, un ragno o un insetto pericoloso tra quei cespugli piuttosto che finire sotto le mani di certi individui.”.
Ma non è finita: “Raggiunto il fuoristrada e tempo di raccontare l’accaduto che altre tre moto con tipi che brandivano machete ci hanno raggiunti e vista la mal parata, anche il nostro autista ha deciso che era meglio andarsene via. Sono quindi salito in jeep e una volta usciti dalla zona pericolosa, ho ripreso la mia corsa”.