Si tratta di un titolo, ma anche di un concetto e di un esempio della banalità, per riassumere uno stato dell’arte che non può e non ci deve meravigliare. Le ONG tornano a fare il loro mestiere di concerto con i paesi comunitari non rivieraschi sul Mediterraneo e noi il nostro di campioni dell’accoglienza, nell’attesa che Godot tolga il cappello dai propri porti. I confini di terra balcanici rimangono rinserrati dal filo spinato e Mister Covid 19 ci suggerisce barre abbassate a Ventimiglia, come accadde al Brennero a parti invertite. La seconda ondata virale imperversa ad ovest, da Parigi a Madrid, a Londra, registra bilanci spagnoleschi dall’India al Messico, agli USA, al Brasile… E da noi si sciopera tra bombe d’acqua e calo della temperatura. Un classico del venerdì, che predispone il weekend lungo e si intreccia con il distanziamento con posti percentualizzati negli stadi orfani del tifo, ma non del Coronavirus, che ha pensato bene di addentare il centravanti simbolo della ripresa calcistica e del rinnovato orgoglio milanista Ibrahimovic, mentre l’aspirante bianconero Suarez sprofonda in un girone dantesco, tra roventi avverbi e fiammeggianti congiuntivi. Dunque, oggi piove per chi ha vinto pur avendo perso e chi ha perso pur avendo vinto. Oggi piove.