Lei è Michela. Nasce a Nettuno, Roma, nel 1975. È una ragazza energica, non sta ferma un attimo. Sogna di studiare Medicina. Ha 17 anni. Le viene la febbre. Si cura, non le passa. Le dura mesi. Michela si sente debole. Affaticata. Perde i capelli. Dimagrisce. Una mattina si sveglia. Le mani sono rigide. Diventano cianotiche. Poi bianche. Perdono sensibilità. Fa delle analisi. Ha una vaso costrizione dovuta allo sbalzo termico. La curano, ma la situazione non migliora. Ha un forte reflusso esofageo. Passa le notti in bagno a vomitare. Fa indagini più approfondite. Sclerosi sistemica. È un colpo durissimo. Una mazzata. Michela ha paura. E ora? Non sa cosa le succederà. Comincia le cure. Entra ed esce dall’ospedale. Non vuole rinunciare al suo sogno. Si iscrive alla facoltà di Medicina, ma i dolori peggiorano, è costretta a lasciare. Si guarda allo specchio. Il suo viso sta cambiando. Il naso e le labbra si sono assottigliate. Si sente un mostro. Non si accetta. Quella vita non le appartiene. Ha 20 anni. Sulle mani e sui piedi si formano delle ulcere. I capillari si chiudono. Le estremità del suo corpo vanno in necrosi. Le amputano 4 dita delle mani. Anche i polmoni sono compromessi. Non può alzarsi dal letto. È impotente. I medici sono chiari. Potrebbe morire da un momento all’altro. Michela piange, urla. Non ci sta. Combatte. Fa fisioterapia tutti i giorni. Passa ore a cantare l’alfabeto per non perdere la mobilità facciale. È il 2000. Ha 25 anni. Si sottopone a delle cure sperimentali. Funzionano. Riprende a camminare, ma la avvertono. La sua vita avrà dei limiti. Michela accetta la sfida. Non può allacciarsi le stringhe? Usa gli stivaletti. Niente tacchi? Solo ballerine. Ha una battuta per tutto. I suoi movimenti sono goffi, le sue dita sono curve. Ride. Noi malati siamo originali. Diventa testimonial per la Lega italiana sclerosi sistemica. Condivide la sua esperienza. Insegna i trucchi che ha imparato. È il 2019. Ha 44 anni. Michela Langella ha un nuovo limite da superare. Riprendere a studiare e laurearsi in Medicina.
Dalla pagina del giornalista Carmelo Abbate