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Naturopatia in Italia: com’è regolamentata

Sulla scia della ricerca di un maggior equilibrio con il pianeta e con l’intenzione di evitare procedure con un impatto pesante, si cerca sempre di più, oggi come oggi, di ricorrere a percorsi olistici per quanto riguarda il miglioramento del proprio benessere.

 

La naturopatia in Italia sta emergendo come un’opzione sempre più popolare per coloro che cercano approcci alternativi alla cura della salute e al benessere.

 

Inoltre, questo tipo di approccio sta guadagnando terreno anche nel settore cosmetico (al riguardo segnaliamo questo approfondimento sulla cosmesi ayurvedica del sito ayurway.it) in cui sempre più persone mostrano maggiore interesse verso prodotti e trattamenti che riflettono un’impronta naturale e sostenibile.

 

Purtroppo, se si confronta la situazione del nostro Paese con quella internazionale, è facile accorgersi di una situazione che, pur avendo fatto diversi passi negli ultimi anni, ha ancora terreno da percorrere dal punto di vista normativo.

Come è inquadrata in Italia la professione del naturopata

Quando si parla di naturopatia in Italia, si fa il grave errore di pensare che la professione in questione non sia regolamentata in quanto non esiste una legge specifica dedicata.

 

Per fortuna, la situazione è molto diversa rispetto a quella appena descritta. Descriverla vuol dire fare riferimento agli articoli 4, 35 e 41 della Costituzione Italiana.

 

Questi ultimi ci ricordano che, nei casi in cui si ha a che fare con professioni non riconosciute da albi specifici, le stesse sono libere, a patto che vengano esercitate tenendo conto del rispetto dei confini dei campi di competenza di medici, psicologi, fisioterapisti etc.

 

Nei frangenti in cui i naturopati, ma anche tutti quei professionisti che esercitano professioni non regolamentate da normative specifiche, travalicano i suddetti confini, si entra nell’ambito delle contravvenzioni del Codice Penale.

 

Il riferimento preciso è l’articolo 348. Dedicato all’esercizio abusivo di professione, chiama in causa in particolare quelle che richiedono il conseguimento di un’abilitazione statale, per esempio il medico.

 

Il codice deontologico del naturopata

Riferimenti alla regolamentazione della professione a cui è dedicato questo articolo sono presenti anche nel cosiddetto codice deontologico del naturopata. Questo documento, approvato dalla Federazione Italiana Naturopati, mette in chiaro le aree di competenza della professione.

 

Quali sono? L’educazione alla salute e la promozione della stessa, il ripristino generale dell’equilibrio dell’organismo, ricorrendo, per riuscirci, a metodi naturali che possono fungere da supporto alla medicina allopatica, ossia quella che si basa sulla soppressione e sul contrasto dei sintomi e delle cause della malattia.

 

La situazione nelle varie Regioni

Oggi come oggi, non esiste, ribadiamo, una normativa internazionale relativa alla professione del naturopata. Le singole Regioni, nel corso degli anni, si sono organizzate con decreti ad hoc.

 

Per avere un’idea di questi ultimi, è il caso di citare la situazione della Lombardia. Questa Regione, da più di 20 anni, ha iniziato una collaborazione con l’OMS nell’ambito della medicina complementare.

 

Questa sinergia ha un duplice scopo. Da un lato, ci si muove con l’obiettivo di sostenere i progetti che promuovono un uso corretto della medicina complementare stessa, tra cui la naturopatia, dall’altro, invece, si lavora affinché i prodotti erboristici siano sempre di altissima qualità e sicuri.

 

Come vanno le cose a livello internazionale?

A questo punto, non resta che chiedersi come vanno le cose dal punto di vista della regolamentazione della naturopatia a livello internazionale.

 

Essenziale a tal proposito è citare ancora una volta l’OMS, che ha redatto un documento che è fonte preziosa per le linee guida in ambito naturopatico.

 

Per rendersi conto della sua completezza e dell’attenzione alla sicurezza, basta ricordare la presenza di specifiche sulle controindicazioni all’utilizzo della naturopatia.

 

Il fine di questo documento è quello di diventare un punto di partenza per le autorità nazionali, così da arrivare a una normativa comprendente anche regole relative alla formazione dei professionisti.

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