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Nuovo studio scientifico scopre come colpiscono le fibre di amianto

L’ONA nella cura e tutela legale delle vittime di amianto

Un nuovo studio scientifico sulla genesi del mesotelioma dimostra il comportamento delle fibre amianto. Il mesotelioma è l’unico tumore che colpisce ogni persona esposta alle fibre.

La ricerca dell’accademia elvetica, pubblicata lo scorso 6 marzo sulla rivista Oncogene (Nature), è il risultato di un finanziamento congiunto. Ovvero, la collaborazione della Fondazione nazionale svizzera per la scienza nell’ambito di un progetto che ha coinvolto gli ospedali universitari di Zurigo, Ginevra e Toronto, nonché l’Università di Friburgo e il Politecnico federale di Zurigo.

Inoltre, lo studio scientifico è stato coordinato dalla ricercatrice italiana, Emanuela Felley-Bosco, del laboratorio di oncologia molecolare dell’Università di Zurigo.

La conferma delle tesi dell’ONA

«Lo studio scientifico conferma quello che già l’Osservatorio Nazionale Amianto, aveva affermato da anni. Cioè il ruolo dell’infiammazione nella genesi del mesotelioma, per le capacità che le fibre di amianto hanno di innescare la cancerogenesi.

Ciò è molto importante perché conferma il fondamento della teoria multistadio della cancerogenesi. In particolare il ruolo dell’infiammazione anche dopo l’innesco del processo cancerogeno, e quindi le responsabilità di tutti coloro che hanno determinato l’esposizione ad amianto, e nonché di tutti i datori di lavoro.

Perché se l’infiammazione ha un ruolo, lo hanno anche le successive esposizioni a polveri e fibre di amianto. Esse si innestano dopo l’innesco del processo cancerogeno, abbreviando i tempi di latenza, e quindi diminuendo i tempi di sopravvivenza della vittima.

Fino ad ora i datori di lavoro si erano difesi con lo scarica barile, sostenendo che non conoscendo il momento dell’innesco del cancro non si potevano individuare le responsabilità: se l’infiammazione ha un ruolo, le hanno tutte le esposizioni e soprattutto la loro intensità, perché più c’è esposizione e più si accelera il cancro, anche quello che è già in atto, e dunque tutti sono responsabili» dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’ONA.

Come si muovono le fibre di amianto nel nostro organismo

La ricerca dell’istituto elvetico dimostra che le fibre, per contiguità, vengono frantumate attraverso la respirazione, penetrano fino al mesotelio. In particolare quello della pleura, membrana che riveste il polmone, e in altri casi addirittura del peritoneo (che riveste l’addome), e così fino al pericardio. In rari casi fino alla tunica vaginale del testicolo, e nel perimetrio che circonda l’utero.

Attraverso l’infiammazione si dà vita alla cancerogenesi. In questo modo si alimenta il cancro anche in seguito ad ulteriori esposizioni, anche quelle successive all’iniziazione (stato iniziale della cancerogenesi). Importante il meccanismo dell’infiammazione anche per quanto riguarda il cancro del polmone.

Le fibre di amianto provocano comunque delle microlesioni ai microcapillari e/o al DNA cellulare. L’imminente attivazione della risposta immunitaria innesca nei polmoni una riparazione dei tessuti danneggiati attraverso gli enzimi riparatori. Così da tentare di espellere le cellule trasformate dalle fibre di amianto. Cellule che vengono alterate anche nel processo di metilazione e che in realtà danneggiano i tessuti circostanti.

Il ruolo dei macrofagi nella cancerogenesi

I macrofagi, nel tentativo di distruggere le cellule tumorali, danneggiano i tessuti sani. Favorendo l’avvio e l’accelerazione del processo cancerogeno. Nei casi di mesotelioma, le fibre di amianto inalate passano dai polmoni nella cavità pleurica. Qui poi esse rimangono intrappolate in questa cavità a causa della loro forma.

La ricerca scientifica applicata sui topi ha quindi messo in luce come l’accumulo delle fibre killer nel mesotelio crei uno squilibrio. Perdono di coordinazione l’attivazione del sistema immunitario, inibitore nella crescita delle cellule tumorali, e i segnali che attivano la riparazione dei tessuti. Debastilizzando anche la loro cicatrizzazione, che favorisce invece la crescita delle cellule mutate.

Probabilmente ciò è dovuto a un deficit di comunicazione nella trasmissione di segnali del sistema immunitario. Infatti, esso continua a ricevere segnali contraddittori. Secondo lo studio scientifico coordinato le mutazioni delle molecole del Rna, sono il fattore determinante per la risposta scorretta del sistema immunitario.

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