Comincio a pensare che si debba affidare a Santa Agnese in Agone il ruolo di protettrice delle donne sportive. Lei che fu martirizzata al tempo di Domiziano nello Stadio, che sussiste sotto Piazza Navona, viene celebrata dalla splendida Chiesa del Borromini nella straordinaria Piazza realizzata da Bernini. All’inizio di luglio, a Carini, era già accaduto ad un ragazzo di dodici anni, mentre è di ieri la notizia della bimba morta per il crollo di una porta, in un campo di calcio degradato e abbandonato in Abruzzo. Oggi, il rimbalzo mediatico di una efferatezza compiuta dai Talebani in Afghanistan, quella della decapitazione della pallavolista della nazionale giovanile, Mahjubin Hakimi, per aver rappresentato quel diritto all’attività sportiva, che per le donne in quel Paese adesso equivale al suicidio. Credo che la voce delle società civili del mondo non possa mancare di farsi sentire alta e forte, di fronte ai martiri per sport. La missione che hanno i Governi e le Organizzazioni Nazionali e Internazionali dello Sport non è soltanto quella di promuovere e controllare, ma anche e soprattutto quella di tutelare, nell’intento di fare appunto dello sport un reale e condiviso fattore di crescita culturale, educativa e salutare.