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L’URLO DELLA TERRA


Ma non sentite nel profondo di voi la ripugnanza per quello che non vorreste, ma siete costretti a condividere? Non avvertite rabbia per il creato sfregiato dall’insulsa indifferenza di chi dovrebbe dovrebbe custodirlo e ne permette l’abuso? Se avessimo capito per tempo, se avessimo avuto la forza di opporci, se avessimo rispettato noi per primi il Pianeta, che ci ospita insieme a miliardi di altri esseri diversi da noi, animali, vegetali, insetti, batteri, tutti comunque viventi e sulla stessa barca … Se, se, se… Troppi se, legati all’ignoranza dei più , all’egoismo di molti , alla criminalità di alcuni e alla irresponsabilità di pochi, ma che contano più di tutti gli altri messi insieme, hanno fatto sinora delle COP mere sceneggiate. Adesso, per la prossima, la ventiseiesima, in programma a Glasgow dal 1 al 12 di novembre, l’urlo di Gaia si annuncia dilacerante, disperato, quale ultimo appello per un cambio radicale dei comportamenti umani, quelli che, unici, la stanno uccidendo. Altro che pandemia da COVID, il rischio che si sta determinando è quello di un vero e proprio suicidio di massa, una catastrofe senza confini ne ripari, a fronte della quale nulla più ha ed avrebbe senso alcuno. La potenza o se preferite la onnipotenza e magari la supponenza dei paesi ricchi e tronfi, prepotenti, che scaricano e discaricano sui poveri le scorie dei loro deliri industriali, i veleni super tossici prodotti dai rigurgiti di società civili soltanto di nome, sono in sostanza il discrimine, l’impedimento sostanziale che dal 1997, da Kyoto in poi, ha vanificato ogni tentativo di ravvedimento, ogni patto anche ipocritamente sottoscritto da una parte della collettività. Adesso, che la prospettiva si fa ancora più dura, ognuno di noi, anche nel suo piccolo sarà ineluttabilmente chiamato a fare la sua parte, perché la bellezza perduta può sopravvivere nei ricordi, ma il cambiamento climatico non perdona e l’immane urlo della Terra, premonitore, ci chiama al soccorso.

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