– VI DEVO RIPROPORRE PARI PARI QUEL CHE SCRISSI UN ANNO FA E LA RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELLA VISIONE, CHE EBBI 25 ANNI FA, QUELLA DEL “SESTO CERCHIO”, COME UNIVERSALITA’ DELLO SPORT PER TUTTI. L’ARGOMENTO E’ PIU’ CHE MAI DI ATTUALITA’, ADESSO CHE SI VA COMPLETANDO IL QUADRO TRIONFALE DELLA PARTECIPAZIONE “AZZURRA” A OLIMPIADI E PARALIMPIADI, MENTRE RIPARTONO LE SCUOLE PRIMARIE CON MILIONI DI RAGAZZINI ITALIANI ORFANI DELL’ATTIVITA’ MOTORIA. DUNQUE, TRA GLI OBBLIGHI DELLA SCUOLA, REINSERIAMO L’INSEGNAMENTO DEL CORRETTO STILE DI VITA, LA PREVENZIONE SALUTE, ATTRAVERSO QUELLA CHE IL MINISTRO DE SANCTIS DEFINI’, PER DECRETO, NEL 1878, “GINNASTICA EDUCATIVA”…
L’OLIMPICA MOTORIA – Non penso alla ferita viaria inferta all’unicum di quello che fu il sogno realizzato di Donna Olimpia Maidalchini, la Villa Pamphili, in occasione dei XVII Giochi di Roma, di cui adesso ricorre il “sessantesimo”, ma all’0pera di Pindaro, che nell’Olimpica II recita : “ Inni, sovrani della cetra, quale dio, quale eroe, quale uomo canteremo? Pisa è di Zeus, l’Olimpiade Eracle fondò, primizia della lotta.” E ancora il primo cantore dei Giuochi, nella “decima”, in onore di Agesidàmo, pugile ragazzo coronato d’ulivo: “ Le regole di Zeus mi spronano a cantare il sommo agone, che presso il tumulo antico di Pelope Eracle fondò con sei altari… Lì tracciò il divino santuario per l’eccelso suo padre, recinse d’una siepe la spianata nuda dell’Altis e il terreno intorno dispose pel banchetto riposante. Onorò la corrente dell’Alfeo fra i dodici numi tutelari… Al rito primigenio assistettero le Moire e quel che è il solo vaglio della schietta verità, il Tempo. Questi avanzando trasmise il vero, com’Eracle spartì il frutto della guerra, sacrificò le sue primizie e istituì la festa quinquennale con la prima Olimpiade e i suoi trofei.” Ecco, a fronte dei versi che enfatizzano la sacralità dell’agone e dell’agonismo, che mitizzano origini e protagonisti di una storia formativa che ci accomuna ed accompagna da quasi tremila anni, giusto quelli in cui si è evoluta ed involuta la stessa civiltà dei popoli di Oikoumene, dobbiamo dolerci del fatto che non a caso lo sport occupa l’ultima parte delle moderne annotazioni mediatiche. E’ un fatto che ci deve fare riflettere e la pietra di paragone, quella che stabilisce il nostro livello culturale in materia, può essere proprio quella abusata della mobilità affidata a monopattini e banchi a rotelle, piuttosto che della motricità e dell’attività motoria di “montessoriana” memoria ad oggi assenti nelle materne e nelle primarie della italica scuola, alla tormentata vigilia di una virale ripartenza. Eppure disponiamo di un esercito di laureati e laureandi in scienze motorie, di cui soltanto il trenta per cento risulta impiegato. Purtroppo, sembra che l’impedimento di un tempestivo e opportuno adeguamento del nostro ordinamento scolastico sia ancora come sempre quello economico. Una giustificazione, però, che non regge a fronte dell’effimero che trasuda da uno strano complesso di cose, da provvedimenti finanche stravaganti all’insegna del “Coronabonus”. Dalla lontana Borea, avvertiamo il brontolio di un gigante, del medico forlivese Girolamo Mercuriali, antesignano del concetto e della pratica cinque secoli fa, di Francesco De Sanctis, che da Ministro il problema lo aveva già risolto nel 1878 e con lui il fisiatra Angelo Mosso ed il prof. Emilio Baumann uniti pur nella diversità del metodo. Ma è mai possibile che non si riesca a schiodare il futuro della nostra sanità fisica e mentale dal parcheggio delle commissioni parlamentari e che chi governa non ne abbia il coraggio, fino in fondo? Lo sport e la salute non possono prescindere dal fattore educativo e dunque appare incredibile che si continui ad indugiare. Poveri noi!