28 SETTEMBRE 2017
– Ieri, sul prato dello stadio-gioiello della Scuola Nazionale dei Vigili del Fuoco alle Capannelle è tornato nello spirito Elveno Pastorelli, personaggio unico, davvero straordinario, nella storia universale dei Vigili del Fuoco, non a caso un uomo “da bosco e da riviera”, uno che trasferiva l’animus vincente dallo sport all’emergenza, a capo del Corpo che nell’altruismo e nella solidarietà, nell’eroismo a prezzo della vita trova le motivazioni e merita nell’immaginario collettivo di essere il più amato e rispettato. Ecco, dunque, il personaggio che ha rappresentato un modo d’essere ideale, sinergico con l’impresa agonistica, con la ricerca della giusta forma fisica e mentale, con i valori etici che dallo sport si possono e si debbono riverberare nella società civile. Elveno Pastorelli era come San Giorgio, naturalmente impegnato contro il drago. Ingegnere maremmano, tenace e coraggioso, con quel DNA con cui si distinguono gli irriducibili, selezionati da una natura bella ma anche ingenerosa – la stessa che ci ha donato una superba stella olimpica come Alessandra Sensini – non aveva mollato mai di fronte all’emergenza e al massimo pericolo, plurimedagliato al valore civile, sempre in prima linea dal terremoto del Friuli a quello dell’Irpinia, accanto al Presidente Sandro Pertini nella sfortunata vicenda di Alfredino Rampi a Vermicino, piuttosto che con il Sindaco di Roma, Ugo Vetere per i problemi della Capitale, ma anche sempre in campo con le Fiamme Rosse, goleador nei momenti decisivi. Ieri, lui c’era, era lì, si avvertiva la sua presenza al centro del campo, vicino ad un altro eroe del Novecento, un altrettanto imbattibile e generoso simbolo come Nino Benvenuti, campione di stile sul ring e nella vita, felice di dare il calcio d’avvio alle finali del Campionato Nazionale intitolato appunto all’ormai mitico Elveno Pastorelli.