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Lo sport è inclusione: in Turchia trionfano gli atleti con sindrome di Down

Nello sport, le barriere non esistono ed è l’inclusione che vince sempre. Lo hanno dimostrato, in questi giorni, gli atleti con sindrome di Down, tornati carichi di medaglie dai Trisome Games 2024, che si sono svolti ad Antalya, in Turchia, dal 19 al 26 marzo. Un’edizione molto partecipata, con 450 atleti provenienti da 32 Paesi.

Prima la nazionale di basket, che ha conquistato la medaglia d’oro, dopo aver battuto i padroni di casa in una sudatissima finale all’ultimo punto: 18-17 il risultato. Già tre volte campioni del mondo (2018, 2019 e 2022) e una volta campioni europei (2021), gli azzurri del basket portano a casa un’altra grande soddisfazione.

Trionfo anche per la squadra azzurra di atleti FISDIR, che parte dalla Turchia con 78 medaglie complessive, di cui 26 ori, 27 argenti e 25 bronzi. “Tutti questi atleti, medagliati e non, hanno dimostrato un’incredibile determinazione e un grandissimo talento – commenta il presidente di AIPD Nazionale, Gianfranco Salbini – Un plauso speciale va alla staffetta 4×400, che ha stabilito un nuovo primato mondiale, un vero trionfo per lo sport italiano e per gli atleti con sindrome di Down. Grazie per aver portato così in alto il nome dell’Italia e per aver ispirato tutti con il vostro straordinario impegno e successo sportivo. Questi successi dimostrano, una volta ancora, l’inestimabile valore dello sport come strumento non solo di inclusione, ma prima ancora di costruizione della propria personalità e della conquista di quella fiducia in se stessi che serve per trovare e coltivare il proprio ruolo nella società. Ricordo che, in base alla ricerca svolta dal Censis per AIPD lo scorso anno, la vita sociale degli adulti con sindrome di Down è tuttora molto limitata e poche sono le occasioni e i contesti per la socialità e l’espressione delle proprie potenzialità: il 50% degli intervistati non riceve amici in casa, il 60% non esce in compagnia. Per fortuna, ci sono le attività sportive, a cui invece partecipa il 90% delle persone con sindrome di Down interpellate dai ricercatori. Segno di quanto sia preziosa e vitale questa esperienza, che deve essere incoraggiata e sostenuta: lo sport è inclusione. Lo sport è emancipazione”.

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