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L’Italia a dispetto delle regole

Per il fair play, come tutti sanno o dovrebbero sapere, la prima regola è il rispetto delle regole.

Onestamente, la mossa di Delrio nella delicatissima questione del protocollo riservato alle ONG, divenute cerniera tra l’Italia e il continente africano, via Libia, mi era sembrata un incidente di percorso non voluto, tanto era palese la distonia con il principale attore di governo sulla materia, il collega Minniti.

E invece no, era voluta al punto di argomentarne la filosofia, con ampia intervista e dichiarazioni. Brutta storia, al punto di richiedere l’intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ecco, questo è il punto, il nostro è il Paese in cui ognuno se la canta e se la suona, se la interpreta la legge, ovvero se ne frega, come mostrano di voler fare gran parte delle ONG, confortate dagli strabismi dei dicasteri. Stesso discorso vale per questa inaccettabile storia che si ripete ritualmente ogni anno e che nel 2017 ha raggiunto il massimo dello schifo, ovvero la stagionalità e il volontariato “peloso” dei pompieri non per caso.

E’ strarisaputo che su incendi estivi e riforestazione ci campano eserciti di poveracci, furbi e mascalzoni, ma è anche vero che nessuno osa bloccare questa spirale perversa, un gorgo micidiale che inghiotte risorse diversamente utili, vite vegetali, animali ed umane, rendendo impossibile ogni razionale prospettiva civile di sviluppo, non ultima la principale nostra opportunità, il turismo.

E’ evidente che il territorio nazionale – con l’aggiunta dei terremoti. cui non mancano speculatori, sciacalli e bradipa burocrazia – è ovunque fuori controllo e in preda al degrado e che i suoi frequentatori non sono cittadini educati e responsabili. Voglio dire che se molti incendi partono dalle strade e dalle linee ferrate percorse dai “regionali” è evidente che ai viaggiatori fumatori che si liberano delle cicche andrebbero tolte le sigarette con rigorosi divieti, tanto quanto le griglie per i barbecue nei boschi e le discariche abusive pronte da accendere.

Penso che i piromani psicopatici esistano e siano da curare, ma sono troppi i casi in cui la mano incendiaria non è malata, ma semplicemente criminale.

Ora, se il metro della giustizia è inadeguato, se a un vigile del fuoco piromane si contesta paradossalmente l’incendio doloso, ma maggiormente la truffa ai danni dello Stato, per aver percepito indebitamente dieci euro all’ora, a fronte dei danni incalcolabili provocati, credo non ci sia salvezza.

Di fronte ad un crimine premeditato e così efferato andrebbero comminate le pene più severe previste dal codice e sanzioni pecuniarie parametrabili ai danni provocati. Macché, con le prime bombe d’acqua cambierà il tema dell’emergenza e allora sarà il turno dei corsi d’acqua ostruiti da pattume e cemento selvaggio, l’inferno cambierà aspetto, ma rimarrà tale.

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