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L’ITALIA DEI TAR – Riflessioni del Direttore

– Mi dispiace per chi di TAR vive e fa con scrupolo il proprio lavoro, ma se i risultati sono quelli che conseguono alle ultime decisioni in materia di decoro e beni culturali, credo di dover dare ragione a chi invoca riforme – senza se e senza ma – del sistema giustizia in generale e di quello amministrativa in particolare. Il nostro Paese rischia davvero di rimanere strangolato da un eccesso di pesi e contrappesi, di leggi pleonastiche e sbagliate, di sistema bradipo, di burocrazia suicida. Onestamente, ripristinare lo squallore dei figuranti gladiatori/centurioni e restituire gallerie, musei e scavi nel pantano della vecchia realtà fatta di mummificate sovraintendenze, significa voler giugulare quel tentativo di rilancio dei nostri beni culturali che, bisogna dirlo, rappresenta il “fiore all’occhiello” degli ultimi due governi Renzi-Gentiloni. Oggi, mi sono immedesimato nel Ministro Dario Franceschini ed ho provato davvero un sentimento di rabbia. Dico sempre che bisogna avere il coraggio di governare e allora che lo si faccia anche per intervenire sul sistema giustizia, che notoriamente mal funziona e comunque finisce per remare contro il buon senso. Se è probabile che il ricorso al Consiglio di Stato annullerà gli effetti del TAR del Lazio, perché stare a perdere tempo vitale con due gradi di giudizio, infilando micidiali orpelli negli ingranaggi di un quasi impossibile cambiamento? Ma voglio andare al dunque. Pensare che l’Italia, in preda all’incuria, sporca, piena di buche e verde incolto, immigrati senza identità e senza meta, un Paese al limite di una crisi di nervi, possa competere turisticamente con Spagna, Inghilterra e Francia… sta diventando cosa impossibile. Eppure sappiamo che la nostra rinascita dipende dall’uso sapiente delle risorse storiche, culturali, ambientali, che la sorte ci ha assegnato insieme ad inesauribili flussi migratori e terremoti, nel ruolo di cerniera tra oriente e occidente, tra sud e nord, tra Africa ed Europa dirimpettaie sul Mediterraneo. Tornando all’avvilente prospettiva “museale”, esplosa proprio nel pieno della stagione turistica, a Roma ci salviamo con i Musei Vaticani sui quali il TAR per fortuna non è competente. Penso che si stia davvero cadendo nel ridicolo politico istituzionale, laddove si vogliono sfruttare queste sentenze come argomento di parte e per la incipiente campagna elettorale . Penso che l’onestà intellettuale dovrebbe suggerire ben altro, ma non mi faccio illusioni, perché c’è chi gode dell’Italia “centuriona e bancarellara” e immagino come in un incubo il ritorno delle vecchie folkloriche situazioni, da Pompei agli Uffizi…

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