11 luglio 2017
– Puntualmente tornano i “piromani”, ma è troppo comodo dare loro la colpa di una Italia che va in malora, tra una bomba d’acqua ed un incendio. Qui non siamo di fronte a fattori incidentali, ma ad una pesante corresponsabilità per lo stato di abbandono in cui versa tutto il nostro Paese e in particolare si trovano foreste, boschi ed aree verdi fuori e dentro le città, ai margini delle strade, ovunque. Qui si tratta di capire di che morte vogliamo morire, posto che con il cambio di stagione sarà la pioggia a travolgerci. Vorrei incoraggiare i parlamentari ad affrontare i temi della prevenzione e della repressione del degrado del nostro territorio, piuttosto che avventurarsi nell’ennesimo confronto ideologico vintage, tra fascismo e comunismo. Scontrarsi per via delle scritte nostalgiche in uno stabilimento balneare ed ignorare i “writers” che deturpano il cento per cento dei muri italiani è ridicolo. Vogliamo capire che il nostro livello di tolleranza per reati ancora più odiosi per la loro assoluta gratuità è divenuto inaccettabile e ingiustificabile? Se in un groviglio di scritte incomprensibili, che coprono ogni spazio disponibile, compresi i finestrini di metropolitane e treni, troviamo anche quelle che inneggiano al fascismo, non facciamo una nuova “Legge Scelba”, ma facciamone una durissima per la difesa del decoro. Se qualcuno butta via il mozzicone della sigaretta dalla propria auto non possiamo individuarlo in flagranza di reato, ma possiamo imporre il divieto del fumo a bordo, con grande beneficio della salute. Se vogliamo dare un senso pratico all’associazionismo di volontariato ambientale, diamogli un ruolo concreto, una funzione riconosciuta di tutela, ma troviamo anche il modo che le istituzioni facciano la loro parte, che non siano latitanti. Voglio ricordare che lo schifo in cui sono ridotte strade, ponti e periferie è di gran lunga peggiore di quello del dopoguerra e della “prima” Repubblica, quando l’Europa comunitaria era una ipotesi ed esisteva il “posto fisso”.