Questo è di certo un argomento di attualità certa, ma paradossalmente limitato, perché confinato in un ambito spazio-tempo assolutamente ristretto e a casi particolari, suscitando reazioni anche sconcertanti e di segno opposto, comunque devianti, rispetto a quella che è la realtà invero complessa dei pericoli tra le quattro mura, piuttosto che fuori , per cui ritengo si dovrebbe essere allertati, prima ancora che legittimati, sempre e comunque alla difesa. Certo, tutto questo potrebbe avere un senso compiuto se le vittime delle più differenti, proditorie ed efferate aggressioni avessero adeguata percezione del pericolo e delle stesse conseguenze spesso irreparabili. Ma di cosa sto parlando, di che cosa mi preoccupo se non degli agguati all’asbesto, all’uranio impoverito, al mercurio, al fumo diossinico di ciminiere, di altiforni , di fabbriche e centrali, piuttosto che dei fuochi e dei roghi con cui si eliminano accumuli di rifiuti tossici o i rivestimenti del rame razziato, naturalmente tutto a disprezzo della salute dei derubati, dei rapinati di fatto della vita, di certo il nostro bene più prezioso. Ecco, che ogni qualvolta ci troviamo nella condizione di vittime impotenti di scellerati, che si appropriano indebitamente della nostra esistenza, dovremmo reagire in modo adeguato, invocando giustizia e riparazione. Purtroppo, non ci si rende conto pienamente del male che ci viene causato, se non quando è tardi, troppo. E allora? Allora, valgono per tutti, anche in luogo di chi istituzionalmente dovrebbe interporsi, agire, ma non può o non riesce, la ragione, la passione, la volontà e se vogliamo il coraggio di coloro che svolgono un ruolo di salvifica supplenza, fino ad ottenere attenzione , sino ad aprire un percorso di giustizia, sino a ribaltare la filosofia masochista della riparazione soltanto dopo il danno, sino alla rivoluzione lapalissiana della prevenzione. Sembrerà strano, ma si è dovuto verificare il paradosso di dover difendere gli stessi operatori della Difesa, i militari, come quelli della sicurezza e della protezione da rischi calamitosi, i vigili del fuoco, rispetto all’evidenza ignorata o elusa di gravi pericoli per la salute. Sembrerà un peso insostenibile da sopportare, ma tant’è che occorre davvero il coraggio, che dovrebbe andare di pari passo con la capacità di governare. Diciamo che se sulla via della legittimazione alla difesa della collettività da pericoli diffusi e immanenti, dopo la straordinaria apertura del Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, è giunto anche il decreto del Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, per avviare un processo di riforma della normativa sull’amianto, questo lo si deve a chi si è messo in prima linea ed ha assunto il ruolo di difensore, non soltanto nelle aule di giustizia. Mi riferisco, appunto, a chi come il Presidente dell’ ONA, l’avvocato Ezio Bonanni, da anni si batte non tanto contro, ma per, affinché le Istituzioni si orientino dalla parte giusta, l’unica assolutamente da salvaguardare, quella dei cittadini. E le armi ? Beh, credo che l’arma di difesa di gran lunga più efficace sia quella del buon senso, quello di cui davvero bisogna disporre perché si faccia ancora un passo avanti e dalla legittima difesa si passi alla difesa legittima.
Ruggero Alcanterini