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L’editoriale del Direttore: WILLY E IL BULLISMO

Ieri, durante le esequie del povero Willy Monteiro Duarte, il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha fatto una serie di considerazioni sulla efferatezza e la futilità della violenza subita dal giovane italiano di origini capoverdiane ( le stesse di Cristiano Ronaldo) sulla necessità che la giustizia faccia rigorosamente il suo corso. Ma il Premier ha anche fatto la giusta ed ovvia riflessione, che non basta reprimere, che occorre soprattutto prevenire, dunque affrontando il bullismo nelle scuole. Francamente, pur condividendo l’idea che il contesto educativo debba repellere ogni forma anche larvata di prepotenza e violenza, non posso non ricordare che da decenni il nostro ordinamento scolastico soffre di una evidente zoppia, accentuatasi via via, perché si sono persi di vista obiettivi tutt’altro che secondari, perseguibili con l’insegnamento dei principi di lealtà e rispetto delle regole sin dalle scuole materne, facendo leva sulla inoppugnabile esperienza maturata dall’inizio del secolo scorso da Maria Montessori e quindi con l’attività motoria e sportiva, l’educazione civica e l‘assistenza medica, che con il dilagare delle droghe e la diffusione dello stesso cyberbullismo, di pari passo alla innovazione telematica si renderebbero assolutamente necessarie in termini di priorità. I mali di cui soffre la nostra società sono evidenti, eppure si stenta ad affrontarli, se non a farne uso enfatico quasi rituale, tal quale quello delle antiche prefiche. Domani, tra incitazioni e strepiti, rinvii e diserzioni, si aprirà comunque e formalmente l’anno scolastico 2020 – 2021, con al centro il tema post/pre-pandemico con mascherine e banchi monoposto, gazebi e distanziamenti, investimenti miliardari commissariati, decine di migliaia di nuovi assunti, ma nemmeno l’ombra della vera rivoluzione, quella che avrebbe dovuto mobilitare senza por tempo in mezzo i laureati in scienze motorie, medici e psicologi, in panchina da tempo immemore. Molti plessi, costruiti prima del 1993 e degradati dalla mancanza di adeguate manutenzioni, trasudano amianto e rischiano addirittura crolli, ne più, ne meno come il Ponte di Genova, assurto a simbolo dell’Italia ammalorata, ma capace di reagire e risorgere. Ecco, credo che, dopo la tragedia rusticana di Colleferro, l’Italia rischierebbe di precipitare definitivamente nello scetticismo, se non dovessero arrivare risposte tempestive ed azioni concrete. Lo sfaldamento delle qualità morali è in essere da decenni, ma adesso si paventa la progressione geometrica, posto che non passa giorno che non si registrino episodi gravissimi, quasi sempre riferibili alla perdita di quell’elementare senso di appartenenza al bene, piuttosto che al male, ormai semiaffondato nella palude dell’illegalità sociale, mimetizzata nella nebbia di una mefitica libertà alternativa, fatta di spaccio e di sballo, di violenza, di economia drogata da falsi valori, dal prevalere del demerito. E allora, quando pensiamo alla ripartenza, non dimentichiamo lo stato pregresso dell’arte. Evitiamo di procrastinare uno stato di sofferenza intollerabile, che non ci possiamo permettere. Teniamo conto di come stanno realmente le cose e traiamone le conseguenze, senza fare sconti a nessuno. Come dire, meno bonus e più fatti!

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