Ieri ho colto l’opportunità della nuova Metro a Copenhagen per trarre spunto, per riprendere quel viaggio nel tempo che ognuno di noi può e deve fare non necessariamente guardando costantemente e sempre in avanti, ma anche tornando indietro per riflettere su quel che fu ed è stato in funzione del presente e soprattutto per trarre dall’esperienza quel che serve per le scelte future. Certo, dall’accelerazione in progressione geometrica della innovazione e quindi dei ritmi del cambiamento, per quanto ci riguarda, ci saremmo dovuti aspettare ben altro e invece… Non voglio scrivere della Metro di Roma, perché sarebbe un masochistico maramaldeggiare e non voglio nemmeno ricordare che adesso, dopo la polverizzazione del Velodromo, le perniciose muffe della fatiscenza, premessa per la fase tombale, dopo lo Stadio Flaminio, hanno aggredito anche il Palazzetto dello Sport, terzo impianto della storia olimpica a Roma avviato all’oblio. Ecco, appunto il problema, quello di intercettare e mettere in condizione di operare, di rendersi utili nel fare la differenza, i visionari capaci di immaginare e realizzare, di avere e condividere visioni, giusto come quelle che ebbero per noi in ambito impiantistico sportivo Ricci, Del Debbio, Moretti con il Foro Mussolini, poi Italico, piuttosto che Piacentini con lo Stadio Nazionale e molte delle opere per il Cinquantesimo del Regno e dell’unità d’Italia o Nervi e Ortensi autori di Stadio, Palazzo, Palazzetto e Velodromo per il XVII Giochi del 1960 a Roma. Epperò, gli architetti e gli ingegneri non bastano, se mancano i presupposti culturali, la capacità di intraprendere con coraggio da parte della politica, l’amor proprio dei cittadini, l’onestà intellettuale nella critica. Tra due settimane, ancora a Budapest, dichiarata “Capitale Europea dello Sport”, l’ISCA (International Sport and Culture Association) celebrerà il suo Congresso “Move”, a conclusione di un progetto pluriennale condiviso con la Commissione Europea e finalizzato all’implementazione dell’attività fisica di ulteriori cento milioni di cittadini, evento che cade un una fase in cui la sostenibilità ambientale ha preso il campo e sarà necessario un ulteriore cambio di passo. Nel 1994 a Svendborg, dove fu concepita l’ISCA, con Arri e Turco per l’AICS e con Bendandi per la US Acli, impattai con un visionario come Henning Eichberg, per la prima volta, vidi anche uno stadio per cinquantamila spettatori realizzato totalmente con movimento terra ed ovunque inerbato, occupato al centro da altrettanti atleti di ogni età, sesso, censo e condizione fisica in totale sintonia empatica. Credetti di sognare e compresi quanto fosse ancora distante il nostro modello basato su cemento ed amianto, su differenze selettive e barriere, di quanto fossero effimeri i podi e le tribune senza la platea animata da quello che ebbi a definire “The joyful spirit “, lo spirito gioioso, proprio quello che manca per essere visionari ed avere visioni nel tempo che va.
Ruggero Alcanterini