Ieri grandi celebrazioni in casa, davanti a tv e computer, lontano dall’ambiente che ci ha generato, lontano dallo scempio che abbiamo causato, consolati da “magic moments” della natura, attanagliati dal Coronavirus. Eppure, le cinquanta edizioni contemplative dell’EARTH DAY ci portano indietro al 1970, quando la crisi petrolifera era ai prodomi , in incubazione con il ribollire komeinista, che sarebbe giunto al punto di cottura nel 1979. Diciamo che nulla avviene mai per caso e che se oggi è il COVID 19 a dare una mano temporanea a Gaia, ieri lo era stata la rivoluzione in Iran, quella che avrebbe messo di nuovo in mora i consumi del combustibile fossile per eccellenza, che non esitiamo a definire sterco del diavolo, posto che la gran parte del nostro esagerato benessere e delle nostre disgrazie hanno la stessa natura bituminosa. Dopo la storica egemonia delle Sette Sorelle, dal 1960 l’OPEC e così via cantando, ogni alternativa in funzione ecologica è stata cinicamente eliminata. L’economia sociale, finanziaria, militare, climatica tutte sono e rimarranno schiave del barile, fintanto che un nuovo ordine convenzionale legato ad un nuovo principio energetico non sovvertirà quello che perdura e prospera in modo tossico e sanguinoso dal 1859, anno in cui fu realizzato il primo pozzo petrolifero a Titusville, in Pennsylvania. Diciamo senza mezzi termini che la salvaguardia del creato e la pace, compresa la tregua olimpica, dipendono oggi dal combustibile fossile principe, appunto dal petrolio, per il cui possesso si sono generate catastrofiche guerre, transumanze bibliche di umani, immani distruzioni ambientali, da cui nulla si è salvato in cielo in terra ed in ogni luogo, con l’aggravamento dai derivati come la plastica, che hanno completato il quadro infernale. Dunque gli shock che hanno ridotto drasticamente i consumi, sono serviti a dimostrare con estrema chiarezza quale possa essere la differenza di qualità ambientale in assenza o con ridotta attività antropica, appunto come sta capitando adesso. Va da se che l’egoismo senza limiti di chi oggi intende compromettere le ultime risorse climatiche disponibili non è altro che la conseguenza del prevalere di una cultura satrapica, che continua a sopraffare le coscienze e si avvale delle incoscienze per impedire soprassalti di saggezza. Infine, dunque, mi pongo e vi pongo un interrogativo banale: ma vi sembra possibile che a fronte di un disastro immanente, cui non si stanno opponendo istituzioni internazionali sull’orlo di una crisi di nervi, se non del fallimento, come l’OMS, l’ONU, l’UNESCO e lo stesso CIO, si possa pensare di affrontare la catarsi ambientale con le armi spuntate delle COP, di natura meramente convegnistica, senza strutture e risorse e affidate a Protocolli come quelli di Kioto e Parigi, da cui vanno e vengono le firme dei potenti? Il COVID 19 sembra aver cancellato dalle menti umane le ferite putrescenti che stanno martoriando il Pianeta, dagli incendi in Amazzonia e Australia, alla desertificazione d’intere regioni in Africa ed Asia, al buco nell’ozono, allo scioglimento dei ghiacci polari, all’insudiciamento degli oceani. Le conseguenze di questo disastro morale si faranno sentire e come. Sarà proprio Earth a presentarci il conto.