Per Taranto, finalmente qualcosa di diverso, un segnale che arriva dallo sport, giusto riscatto per la Città che, con Crotone, fu per secoli protagonista olimpica, oltre duemila anni fa. La quattordicenne ranista Benedetta Pilato, dopo l’esplosiva impresa coreana, con il suo argento iridato è al vertice del mondo, in assoluto per la sua età, tanto quanto lo fu la dodicenne Luciana Marcellini, altra ranista, precocissima partecipante ai Giochi Olimpici di Roma nel 1960 e poi agli Europei di Lipsia nel 1962. Che Taranto fosse e sia Città spartana dalla fondazione, sette secoli prima di Cristo, nata sul mare per trarne motivo di vita, piuttosto che di morte, ce lo ricorda adesso proprio la sua fiera ed esuberante rappresentante, Benedetta che, chioma bicolore, come l’Afrodite armata, antico simbolo delle origini, ripropone i prodomi di una rinascita che passi per quelle opportunità alternative al degrado industriale, che mal si aggrada a quel che Carducci commentava del settecentesco affresco di Tommaso Niccolò d’Aquinio “Delle Delizie Tarentine” , che ben si combina con quel che ricordava il poeta Leonida ( “Queste sono armi di Marte perché le indossi tu Citerea? inutilmente ti sei caricata di questo peso; nuda Marte stesso hai disarmato! Se così hai vinto un dio, perché ti armi inutilmente contro dei mortali?” ) ed infine ripropone, con Diodoro, l’essenza della profezia fondativa della Pizia di Delfi, che al capo de coloni in partenza raccomandò: “Bella, sì, la piana tra Corinto e Sicione:
ma non sarà tua dimora, neppure se tu fossi tutto di bronzo.
Guarda Satirio, l’acqua limpida del Taras ed il porto a sinistra, e dove il capro abbraccia con amore il salmastro flutto del mare bagnando la punta della sua barba canuta,
la costruisci Taranto ferma sul Satirio”. Quella deve essere la patria di una nuova Afrodite, la nuova Taranto!
Ruggero Alcanterini