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L’editoriale del Direttore: SESSANTA PRIMAVERE, SESSANTA INVERNI, CON O SENZA MASCHERINA

Ho ancora nelle orecchie quel che si diceva e negli occhi quel che appariva negli anni della Dolce Vita, come per i restanti poi, marciando sempre in salita seppure sembrasse discesa. Da quel miracoloso 1960, anno dei XVII Giochi Olimpici a Roma e di nascita di Antonio Banderas, sono passati dodici lustri con tutte le loro stagioni sempre più bizzarre, ma di cui finiamo per ricordare quelle della speranza e quelle della delusione, appunto le primavere e gli inverni. Forse è venuto il momento di analizzare in modo non superficiale ed obiettivo la nostra storia, ormai sufficientemente lunga, per trarne le opportune valutazioni, anche a futura memoria. Sono convinto che dovremmo porre un’attenzione diversa ad accadimenti che ci hanno riguardato direttamente ed indirettamente, che ci hanno cambiato radicalmente il percorso di vita e che non possono essere considerati marginali, per capire dove stiamo andando e soprattutto se stiamo andando a sbattere. Per questo, dallo sport, alla politica, all’economia, al sociale ed alla salute, penso che sia importante mettere in funzione la memoria e la capacità di analisi critica, di tornare tutti ad essere dei Zorro. Diversamente, l’alternativa è quella di rinunciare, di lasciarsi andare nel masochistico piacere dell’arrendevolezza, con o senza mascherina.

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