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L’editoriale del Direttore: ROUSSEAU E L’ORACOLO COME “CORO” COLATO

Sembra un gioco di parole, ma pensare che la funzione dell’oracolo possa essere alternativa al suffragio della volontà popolare, piuttosto che ai diktat di pochi eletti, ha il suo fascino e la sua funzione misterica, quella di sostituire il senno del poi con altrettanto umano senno del prima. Insomma, qualcosa deve pur sbloccare la storia e darne corso, nel bene o nel male, affrontando la sorte. Dunque, sulla Piattaforma Rousseau come a Delfi, a Dodona, ad Olympia o se preferite nella più prossima Praeneste, con il confluire ed il refluire di speranze, aspirazioni, sentimenti ed umori magari viscerali dalle bocche di estatiche pizie o ieratici sacerdoti, si prefigurerà il destino di noi tutti nelle prossime ore per i prossimi mesi ed anni, stemperando la vischiosità delle preliminari polemiche nell’alea del dubbio. Ed ecco che il contrappunto del coro compie la sua opera, completa il quadro d’assieme, riassumendo motivazioni e giustificazioni di una sfida, che si ripete ritualmente sistemica e per la Repubblica sin dal Referendum in salsa beffarda con la Monarchia, nel 1946. E l’alternativa al responso oracolare? Far colare il “coro” in piazza, diamine!, al grido: “Senza trucco, senza inganno… Vogliam vincere senza affanno!”

Ruggero Alcanterini

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