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L’editoriale del Direttore: DI RIFFA O DI RAFFA, DA CAPORETTO A BANKITALIA

Forse l’idea di resistere ad oltranza, oltre ogni limite del ragionevole e del consentito , sperando nella vittoria, non è del tutto originale, perché ci pensò a suo tempo il Presidente del Consiglio dell’Italia in guerra, il siciliano Vittorio Emanuele Orlando che in un suo drammatico intervento alla Camera dei Deputati il 22 dicembre del 1917, dopo la catastrofe di Caporetto, concluse dicendo:
«La voce dei morti e la volontà dei vivi, il senso dell’onore e la ragione dell’utilità, concordemente, solennemente ci rivolgono adunque un ammonimento solo, ci additano una sola via di salvezza: resistere! resistere! resistere!».
Mutatis mutandis, il giorno 11 gennaio del 2002 il Procuratore Generale di Milano, Francesco Saverio Borrelli, protagonista di “Tangentopoli”, la vicenda giudiziaria che aveva schienato l’intero mondo dei partiti e della politica della prima Repubblica, facendo di fatto di tutta l’erba un fascio e consegnandola ad eredi inadeguati al ruolo nella disastrosa emergenza, a fronte di provvedimenti riguardanti la giustizia, non esitò a reiterare il monito contro il Governo dell’epoca (come avvenuto contro il decreto del Ministro Conso, che avrebbe depenalizzato il finanziamento “irregolare” dei partiti, nel 1993) rivolto ai “togati” nell’Aula Magna del Palazzo di Giustizia a Milano : “”Resistere, resistere, resistere come sulle linea del Piave”. Se diciassette anni fa si trattava d’intervenire sull’autonoma autoreferenzialità della magistratura e i meccanismi dei processi, oggi, dopo il malessere che ha pervaso l’autonomo mondo olimpico con l’intervento che – con relativo preavviso – ha cambiato la vita al CONI Servizi, trasformandolo in “Agenzia per lo sport e la salute”, adesso tocca alla storica terzietà della Banca d’Italia, in procinto di rinnovare i vertici. Se per la verità non si tratta di una novità assoluta, stante la messa in mora della nomina dell’attuale Governatore, Visco, già nel 2017, con mozioni di sfiducia da parte del Movimento 5 Stelle e dello stesso PD, che pur era a Palazzo Chigi con Gentiloni, adesso si avverte di nuovo il “Resistere, resistere, resistere!”, che coinvolge la responsabilità dello stesso Presidente Mattarella. Volete sapere qual è la mia opinione? Bene, credo proprio che mai come in questi casi la forma sia stata e sia sostanza non necessariamente in senso positivo. In poche parole, data la situazione, forse è venuto il tempo di superare i tabù di comodo, che hanno condizionato e condizionano la nostra vita, pur a fronte di oggettivi cambiamenti dello scenario reale. Intendo dire, che se l’Europa è una gabbia in cui ci siamo cacciati nel bene e nel male, per cui regole e livelli dovrebbero essere uniformati nell’intera Area Comunitaria, se i poteri delle istituzioni nazionali devono o dovrebbero adeguarsi, se con la moneta unica, l’EURO, le funzioni di Bankitalia sono sostanzialmente scivolate al mero controllo degli Istituti territoriali, se l’adeguamento della giustizia richiede la semplificazione e la rimodulazione della spesa a cominciare da privilegi ingiustificati, se la mission fondamentale dello sport è quella dell’educazione e della qualità della vita, quindi in conseguenza quella del podio, allora il “resistere,resistere,resistere!”, preso in prestito da Orlando, equivale ad un trinceramento, quello che da decenni blocca ogni aire, ogni vento di cambiamento e che purtroppo, di riffa o di raffa ci ha condotti al pantano attuale, da dove non sarà facile uscire, stante l’inadeguatezza di attori e coattori, con tanti saluti alla vecchia, cara e vituperata prima Repubblica.

Ruggero Alcanterini

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