E sì, questa mattina noi romani eravamo immersi in un onirico nebbione, non simbolico ma reale, in piena sintonia con la situazione surreale in cui ci siamo venuti a trovare. Vi dirò che mi sento paradossalmente rasserenato dal giro in solitaria, che mi sono fatto ieri pomeriggio al centro della Città Eterna. Eravamo davvero pochi intimi, intorno al cuore pulsante del Bel Paese. Praticamente quattro gatti intorno a Montecitorio, davanti a Palazzo Chigi. Vetrine ammiccanti, luoghi dell’atavico desiderio pieni di commesse, sconti astronomici, ma nessun cliente … Ovunque monopattini elettrici abbandonati, come muti testimoni di una scelta bizzarra. Giusto qualche cono gelato in circolazione con improbabili turisti esteri. Molta polizia e carabinieri, una esagerazione rispetto al vuoto assoluto, che circondava la meraviglia delle meraviglie, la Colonna Antonina, che continua a raccontare la sua storia infinita. Palazzo Ferraioli, nobile dirimpettaio del Chigi ospitava una riunione di carbonari preoccupati di attivare spunti risorgimentali tra le vie del Tridente che, da Piazza del Popolo al Campidoglio, videro tripudi di popolo per Carnevali e Corse di Barberi, prima che Garibaldi e i Bersaglieri ne guastassero la misterica alchimia. Ve lo dico in tutta sincerità, una Roma così lascia pensare. Sentirsi soli non significa sentirsi unici. Quanto potrà resistere la Capitale degli uffici, dei ministeri e dello shopping allo smart house working e al fermo del turismo, che l’hanno di colpo desertificata? Sarà una impresa uscirne, ma anche una occasione irripetibile per trasformare la Metropoli, che fu dei Cesari, per restituirla dal caos alla sua originaria bellezza.