L’ULTIMA INTERVISTA DI BRUNO ZAULI – (mio articolo pubblicato su SPIRIDON Italia)
Come sapete, per aver avuto il privilegio di essere chiamato da lui, di conoscerlo e frequentarlo, sia pure per pochissimo tempo, conservo ad oggi un’autentica venerazione per Bruno Zauli, uomo pilastro del movimento sportivo italiano, delle cui idee e del cui insegnamento avremmo dovuto e potremmo ancora fare tesoro, nonostante sia volato in Borea in quel di Grosseto il 7 dicembre del 1963, in procinto di traguardare appena sessantuno anni. Giusto il 7 dicembre del 1945 era nata mia sorella Paola, donna straordinaria, scomparsa un mese fa, lasciandomi a sorpresa una pingue raccolta di pagine della “rosea”, La Gazzetta dello Sport, per la quale avevo scritto dal 1962 al 1969 e per la quale avevo intervistato Bruno Zauli il 21 novembre del 1963, appena diciotto giorni prima che il suo cuore generoso si arrestasse in occasione della inaugurazione del Campo Scuola in Maremma. Ritrovare quel pezzo di vissuto con Zauli, molto soddisfatto, felice per l’approvazione del suo progetto di Coppa Europa, testimoniato in prima pagina, è stato per me l’ennesimo dono, la prova che la pazienza o se volete la follia di conservare la memoria può contribuire in modo significativo alla composizione di un mosaico unico e irripetibile , come quello della storia. Così, di colpo, mi sono reso conto, ancora una volta e di più, di quel che abbiamo perso per lo sport non soltanto italico e in particolare per l’atletica leggera. Per quanto mi riguarda, devo aggiungere che quella non era la prima occasione che il Segretario Generale del CONI mi faceva chiamare dal fido Giannetta , ma che in precedenza mi aveva anticipato il progetto ed il regolamento della Coppa con una intervista esclusiva – sempre mio tramite – con l’Agenzia Italia, spiazzando il suo amico Gualtiero Zanetti, che corse ai ripari, chiamandomi alla redazione romana de La Gazzetta, giusto nell’agosto del 1962. E poi, cosa volete pensare, quando si realizza una congiuntura astrale “marchigiana”, come quella che mi riguardò in quel periodo, quando all’anconetano Zauli si aggiunse, nel novembre del 1962, il recanatese Giacomo Brodolini che, su suggerimento del pesarese Probo Zamagni, con le chiavi del suo studio in Via del Corso, mi consegnò le carte e le sorti dell’Associazione Italiana Circoli Sportivi, quella che aveva fondato con Matteo Matteotti, che sei anni dopo avrebbe generato Pietro Mennea e partecipato in modo significativo al “Rinnovamento” della FIDAL, alla elezione di Primo Nebiolo…
Ruggero Alcanterini