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L’editoriale del Direttore: L’arte dello sport

Divagando intorno al CONI, tra campi da tennis posticci e gloriosi, tra barriere senza scampo, come Teseo nel labirinto alla ricerca del Minotauro, sperando in Arianna. Semmai servisse conferma della fortuna di cui gode il nostro movimento sportivo di livello, ieri se ne è avuto un ricco saggio, una lunghissima notificazione di successi, da parte di Giovanni Malagò, in un clima d’attesa, di mezzo, mentre il Foro Italico si blindava, serrava porte e cancelli con qualche ora di anticipo per Lazio – Milan di Coppa Italia. Dunque, pausa di riflessione, passeggiando sui mosaici malconci, bordeggiando i Marmi fascisti dello Stadio oggi intitolato a Pietro Mennea, occhieggiando le placche d’inciampo degli “involati” e dei viventi lungo la Walk of Fame , impattando nella Hall d’ingresso del Palazzo H, intorno alla Tedofora di Emilio Greco, le opere premiate della accademica Arte e Sport 2018, quindi tornando sotto il corrucciato sguardo del “montanarino” Benito, nel Salone ormai quieto e in attesa degli eventi, che dal Palazzo dei Chigi si sciolgano le riserve sulle nomine per l‘Agenzia di Sport e Salute, a fronte di effimere legioni di candidature per AD e CDA: cicli e ricicli, corsi e ricorsi di una sinfonia dal tempo andante moderato, in attesa di tornare allegro, vivace e mosso.

Ruggero Alcanterini

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