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L’editoriale del Direttore: EFFETTO COVID, RACCONTARE E RIVEDERE IL RUOLO DELLO SPORT

In questi giorni di forzata inedia casalinga, si affollano i pensieri ed inevitabili affiorano le considerazioni. Il mondo dello sport è ostinatamente al palo, tal quale il mondo della scuola. Le valenze educative, sociali e salutistiche non sono meno importanti di quelle dell’economia generata dall’attività sportiva. Ma lo sport è anche spettacolo, professionismo ed impresa, cose che paradossalmente dovrebbero giustificare scorciatoie sui tempi della ripresa, dalla fase due alla risolutiva tre. Dopo esserci lasciati alle spalle le ultime battute a rischio e relativi contagiati, come per la partita Brescia – Napoli del 21 febbraio, adesso il Presidente Gravina ipotizza una conclusione del Campionato a giugno. Tutti parlano dei calciatori da monitorare e certificare, oltre ogni ragionevole dubbio, ma nessuno osa farlo per il pubblico, come problema certo e difficilmente sormontabile a cuor leggero. Al momento, con gli ottimisti del calcio, siamo tutti in attesa di buone notizie scientifiche e la forzata pausa potrebbe essere utilmente impegnata proprio sul versante cognitivo, culturale, formativo, cosa che per quanto mi riguarda faccio. Dunque, attività di scavo e di approfondimento, di riflessione su quel che è stato, è e possibilmente sarà. Raccontiamoci pure delle storie, confrontiamoci e cerchiamo di capire se stiamo andando nella direzione giusta. Intanto vi allego una vignetta selezionata per il XXVI concorso internazionale Aydin Dogan del 2009. Il messaggio è in rotta di collisione con la situazione attuale, in cui sarebbero impensabili concentrazioni di tifosi, magari violente e addirittura in campo al posto dei players. Eppure vedrete che, come ci sarà un minimo spiraglio, quelle saranno le prime avvisaglie del ritorno alla normalità. Peccato, che in questa fase si vada perdendo l’opportunità del dialogo e del confronto, sia pure a distanza. Lo sport nella versione “Sport e Salute” potrebbe e dovrebbe avere ruolo orientativo e guadagnare tempo sulla strada della riconversione, sul versante culturale e della responsabilità sociale del movimento, che è fatto anche di opinioni e libertà individuali, tant’è che si è arrivati a dover stoppare i runner per decreto collegato al COVID 19. Cominciano a segnalarsi gesti di filantropia, come quelli della nuotatrice olimpica Pellegrini, piuttosto che dell’ Auto Ferrari o rinunce a stipendi da parte di calciatori professionisti… Credo però che il suggerimento di un dirigente di lungo corso e particolare sensibilità, come Vincenzo Vittorioso, andrebbe considerata. Lo sport italiano, con la sua rete straordinaria di sodalizi sul territorio e con i milioni d’iscritti – in questo frangente e in futuro – potrebbe svolgere attività di servizio utili, laddove le istituzioni sono più fragili, nei piccoli centri, nelle periferie, nelle pieghe di marginalità sociali, diversamente irraggiungibili. Sicuramente, una delle strutture maggiormente organizzate e vocate è quella del Settore Salvamento della Federnuoto, forte di competenze, di numeri di assoluto rispetto e che potrebbe essere schierata, contando su competenze di protezione civile riconosciute e sperimentate. Intanto la FIGC ha dedicato uno speciale Scudetto ai medici ed ai paramedici vittime del dovere, a quelli che il CNIFP, in occasione del SANIT, nel 2010, proclamò “Medici Fair Play”.

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