Ebbene sì, se al terzogenito del notaro Natagio Vespucci e della nobile Elisabetta Mini da Montevarchi fosse stato dato il nome di Giuseppe, piuttosto che di Roberto, oggi il mondo sarebbe dominato dalla economia e dagli umori della Giuseppia o magari dalla Robertia, dal momento che all’italico ragazzo di professione navigatore e cartografo, coevo e concorrente di Cristoforo Colombo, i colleghi cartografi tedeschi Martin Waldseemüller e Matthias Ringmann pensarono bene di attribuire scoperta e nome di quelle terre, che lui aveva identificato come evidenza di un nuovo continente. Già allora l’approccio fu con il luogo elettivo per gli idrocarburi, con la Laguna di Maracaibo, complicata per la mal aria che vi ristagnava, ma comunque facile ispiratrice del nome di “piccola Venezia”, da attribuire alle terre emergenti, alle casupole degli indigeni sospese su palafitte e collegate da passerelle … Dunque, il Venezuela da Venezia, come l’America da Amerigo, recano come tanto altro il segno di un modo di essere e di rappresentarsi, da parte di noi che non ci stimiamo mai abbastanza per quel che realmente valiamo nella e per storia del mondo, nel bene e nel male. Adesso, diventa complicato capire come un Paese dalle dimensioni e dalle risorse straordinarie come il Venezuela, tra i maggiori produttori di petrolio, senza problemi di energia rinnovabile sul piano idroelettrico, con miniere d’oro, diamanti, bauxite ed un territorio sconfinato con soltanto trentuno milioni abitanti ( meno di cinque nel 1950) non riesca a vivere agiatamente, invece che in uno stato di anoressia, com’è adesso. Forse, la regressione sino allo stato larvale dell’agricoltura, aver puntato tutto sul massimo profitto dall’attività estrattiva a beneficio di pochi e magari alieni, aver alimentato per secoli conflittualità sociali, aver basato i governi su rappresentanti non all’altezza, aver offerto il fianco all’insorgere di attività criminali, ha impedito la naturale crescita sociale ed economica appunto del Venezuela, oggi conteso tra i banchi dell’ONU, tra due “presidenti” e varie correnti di pensiero nel mondo e anche tra di noi, non soltanto nominalisticamente legati al Nuovo Continente, perché il malessere che si riverbera giorno per giorno e se volete ora per ora dall’altra parte del globo sulla nostra antica matrice, non manca di condizionarci, a cominciare dalle famiglie legate agli intraprendenti centosessantamila italiani presenti nei ventitré Stati venezuelani.
Ruggero Alcanterini