Ecco che il “Corona”, fregandosene delle millenarie congetture umane, introduce brutalmente un effetto domino catastrofico, abbattendo principi, regole, dibattiti, formazioni, movimenti, abitudini, prospettive, ruoli… Insomma, una “livella” senza remore, uno schiacciasassi senza pari, che arriva al disvelamento delle ipocrisie, delle falsità, della demagogia, della pochezza di quanti di una emergenza pensano di fare una opportunità vantaggiosa o un’alibi per giustificare carenze e incapacità. Adesso, con il senno di poi, ragioniamo sulla mancanza di un piano emergenziale a prescindere, sulla necessità di normative vincolanti senza compromessi già predisposte, sulla indispensabilità di garantire adeguate riserve di materiali strategici, sulla irrinunciabilità del controllo degli accessi, dei mezzi e della mobilità del Paese, quindi dei settori areo, ferroviario, autostradale, delle comunicazioni telefoniche e telematiche, del controllo territoriale, dei presidi sanitari con criteri di qualità e prossimità, quindi di una industria di Stato che garantisca tutto ciò, posto che l’utopia europea permane tale e che mai come adesso l’ognun per se e Dio per tutti ha confermato la sua essenzialità, salvo il ruolo ambiguo della Banca Centrale, perno del sistema eurocentrico. Ma per concludere questa coronata riflessione odierna, voglio fare riferimento al titolo, alla eugenetica che ispirerebbe la soluzione finale a discapito degli intubabili “senior”, rispetto agli “junior”, quale estrema soluzione in carenza di apparecchi per la respirazione: Gustavo Zagrebelsky, professore costituzionalista, notoriamente schierato contro l’eutanasia, sostiene che si tratterebbe di una inaccettabile formula eugenetica, posto che la questione anagrafica prescinde da una combinazione di altri fattori, tutti egualmente probatori, di cui devono alla fine tener conto gli operatori sul campo, appunto i sanitari. Ma, c’è un ma, che nel reale tiene conto del tendenziale, dell’ufficioso, del sommerso, del compromesso che ispira la pratica corrente, quella di mollare gli anziani in una sorta di nebbiosa “area pre-iperboreica” (perfido mio neologismo) ovvero l’dea che non ci si possa far carico del dubbio, della più o meno lunga attesa e qualità di vita, di chi ha la ventura di traguardare la terza e magari la quarta età. E allora? Allora, con tanti saluti all’eguaglianza reclamata dalla Costituzione e dai Diritti dell’Uomo, discrezionalmente vengono meno molte delle possibilità di accesso , appunto di fondamentali diritti, nel campo assicurativo, finanziario, contrattuale, sanitario, sociale, mentre rimangono inossidabili i doveri, dal voto, ai tributi, al rispetto delle leggi degli uomini e dello stesso COVID 19, che sembra preferirli, piuttosto maschi che femmine. Ciao Darwin!