C’è poco da scherzare, anche se nella nebulosa o se preferite nel polverone che si è alzato da Codogno ci sono puntualmente particelle di cinismo e superficialità, di giudizi ed atteggiamenti partigiani. Onestamente, ci sarebbe da ridere se non piangere di fronte alle saracinesche chiuse dei bar o alle disertate partenze delle non competitive, mentre la folla tumultua e si spara spore d’ogni genere negli stadi dell’Italico Stivale, a cominciare da Brescia ieri sera, dove i napoletani hanno scambiato batteri e bacilli dal nord per il sud, insieme a inneggiamenti e invettive, salvo il “virus coronato”, che si aggira con fare misterioso, in barba ai protocolli ed alle ordinanze del giorno dopo. E’ chiaro che siamo tutti, sempre, sotto la “Spada di Damocle”, quella immaginifica che ci viene assegnata in capo alla vita, bene prezioso, insostituibile, non replicabile, spesso gettato irresponsabilmente tra i rifiuti da una umanità che difetta di consapevolezza. Care mie e cari miei, alla base del problema persiste una sostanziale ignoranza, derivante dalla inadeguatezza delle scelte d’indirizzo e di governo. Se non prevediamo educazione civica in generale e per la prevenzione salute in particolare, non possiamo pretendere prudenza e profilassi in una emergenza come questa in atto nei primi due mesi del super bisestile 2020. E’ evidente, che se il contagio arriva per prossimità, attraverso persone comunque provenienti dall’area di origine, in Cina, il blocco dei voli diretti verso l’Italia è un provvedimento insufficiente, effimero, se la Francia ed altri paesi comunitari lasciano i transiti aperti, con tutte le conseguenze del caso. Ieri v’era polemica per l’idea di chiudere le scuole in Veneto, Lombardia e Friuli, oggi c’è polemica per il rientro consentito di migliaia di cinesi in Toscana. La verità è che non abbiamo ancora metabolizzato la reale portata di un potenziale ma non irreale pericolo, di una possibile improvvisa metamorfosi dello status, con il coinvolgimento non più di piccoli o medi centri, quanto di grandi aggregati, di aree metropolitane complesse, di intere Regioni, del sistema Paese nel suo insieme. Ecco perché la sottrazione di strutture sanitarie, il decremento del personale, il taglio delle risorse e la conseguente carenza di presidi, il congestionamento dei pronto soccorso ridotti spesso a ostelli per diseredati, come la marginalizzazione dei ricercatori e la fatiscenza di molti nosocomi, l’insicurezza del personale sanitario, piuttosto che la eufemistica missione dei medici di famiglia, la dicono lunga sull’adeguatezza di un sistema italiano, che garantisce a tutti l’assistenza, che getta il cuore oltre l’ostacolo, ma che dovrebbe comunque fare assolutamente un salto complessivo di qualità. Adesso, comunque, giungono voci, messaggi, raccomandazioni di non sottovalutare provviste di mascherine e di cibo non deperibile , nella ipotesi che si verifichi un blocco improvviso, come a Wuhan o Codogno, che la roulette russa del “Corona” ci tocchi, preservandoci dall’ingrugnimento, perché adesso siamo, tutti, come Dante, tra color che son sospesi (…e donna mi chiamò, beata e bella, tal che di comandare io la richiesi…” Oh pietosa colei che mi soccorse! E tu cortese, ch’ubidisti …).